domenica 24 giugno 2012

Biancaneve e i 7 nani (più l'osservatore)





Dopo 35 anni una cena di ex-liceali sembra più una seduta di terapia di gruppo che un'occasione per scherzare e rivivere 5 anni passati insieme eoni fa. Si è parlato di storia, economia (è indubbio che Clinton è la causa della crisi con la sua liberalizzazione del mercato finanziario dei derivati), crisi adolescenziali e comportamenti sessuali.
Ci sono stati imprinting che mi hanno segnato negativamente.
Ci sono stati coming-out torrenziali e senza pudore.
Ci sono state persone che ho scoperto e ri-valutato.
C'è pure chi ha smesso di fumare per continuare una storia con una modella austriaca 29enne.
C'è chi ha ascoltato in silenzio.

Alcuni non hanno voluto partecipare, forse perchè più saggi e sapevano cosa sarebbe successo.
Altri sono venuti da una altra galassia per osservare, senza la pretesa di capire o giustificare o giudicare.

Si farà il bis (o il ter)?
Ha senso?
O non ha più senso semplicemente vedersi solo con coloro i quali si apprezza e con cui si sta bene insieme?

P.S. A proposito di avere senso...
Ha ancora senso questo blog?
Un convitato di ieri sera mi ha chiesto come mai in questo blog non ci compaiano più commenti e ci sia poca partecipazione. Gli ho risposto che non lo so. So solo che questi post sono più o meno fatti solo per me, una specie di diario in cui scrivo le cose interessanti per me. Certo i commenti fanno piacere (ad es. il convitato di ieri sera è uno che legge ma che quasi mai commenta) ma non sono poi così essenziali. Questo blog è acceduto in media mensilmente da meno di 300 persone. Un altro, che pure porto avanti tutto da solo, ma che non sento del tutto mio, ne ha invece 15mila. Eppure sono più affezionato a questo che non a quello.

domenica 17 giugno 2012

Il più bel lungofiume che ci sia in Europa



Le Lung’Arno de Pise est la plus belle ligne de quais qu’il y ait en Europe.

(Charles Didier, 1838)




sabato 16 giugno 2012

Walk On





And love is not the easy thing
The only baggage you can bring...
And love is not the easy thing...
The only baggage you can bring
Is all that you can't leave behind

And if the darkness is to keep us apart
And if the daylight feels like it's a long way off
And if your glass heart should crack
And for a second you turn back
Oh no, be strong

Walk on, walk on
What you got, they can't steal it
No they can't even feel it
Walk on, walk on
Stay safe tonight...

You're packing a suitcase for a place none of us has been
A place that has to be believed to be seen
You could have flown away
A singing bird in an open cage
Who will only fly, only fly for freedom

Walk on, walk on
What you got they can't deny it
Can't sell it or buy it
Walk on, walk on
Stay safe tonight

And I know it aches
And your heart it breaks
And you can only take so much
Walk on, walk on

Home...hard to know what it is if you never had one
Home...I can't say where it is but I know I'm going home
That's where the heart is

I know it aches
How your heart it breaks
And you can only take so much
Walk on, walk on

Leave it behind
You've got to leave it behind
All that you fashion
All that you make
All that you build
All that you break
All that you measure
All that you steal
All this you can leave behind
All that you reason
All that you sense
All that you speak
All you dress up
All that you scheme...

(Bono, 2000)


È illegale importare, detenere o ascoltare questa canzone.
La sanzione prevista è la reclusione da tre a vent'anni.

venerdì 15 giugno 2012

Sólo quiero caminar





Yo sólo quiero caminar
como corre la lluvia en el cristal,
como camina el río hacia la mar.
larairo rairo......

Yo sólo quiero caminar
como corre la lluvia en el cristal,
como camina el río hacia la mar.
larairo rairo......

Repican tocando al alba
la torre de las campanas
Repican tocando al alba
la torre de las campanas
y un rayo de sol alumbra
la escarcha de la mañana
y al gurugú, y al gurugú ....

Yo sólo quiero caminar
como corre la lluvia en el cristal,
como camina el río hacia la mar.
larairo rairo......

(Paco y Pepe De Lucia)

mercoledì 13 giugno 2012

Il regno sul fiume





Ho disceso il Nam Ou in barca fino al suo incontro con il Mekong e poi fino a Luang Prabang. Lo spettacolo mozza il fiato, soprattutto al tramonto. Il cielo, la foresta e il fiume sfumano in colori morbidi e mutevoli. Il grigio e il marrone strisciano lentamente dal fiume per lambire i verdi profili della foresta e distendersi infine nei rosa e rossi delle nuvole.
Le montagne dai contorni arrotondati si colorano di un blu notte. Tutto rimanda a un’atmosfera magica.
Ogni tanto, su entrambe le rive sono adagiati piccoli villaggi con le loro palafitte di bambù e foglie e poche barche tirate a secco. Spesso intorno ai villaggi stazionano gruppi di bufali, fieri e immobili nelle loro corazze di fango.
È proprio lungo il Mekong laotiano che alle volte appaiono le “grandi sfere di fuoco”.
Solo per questo spettacolo meriterebbe risalire il fiume. Per questo spettacolo e per la possibilità di stupirsi ancora, di arrendersi all’evidenza che manda in frantumi persino il buon senso.
Anch’io ho fatto fatica a crederci ma poi ho dovuto arrendermi.
In certi periodi dell’anno sembrano emergere dal fiume delle palle rosa o rossastre che cominciano a fluttuare nelle onde per poi alzarsi fino a diversi metri di altezza e volare via. Avviene verso il tramonto e pare che si accendano di fuoco vivo.
Insomma, uno spettacolo bellissimo e inquietante. Senz’altro più facile da contemplare che da descrivere e soprattutto da spiegare. La fantasia popolare ci ha provato in vari modi.
Non sono pochi quelli che pensano al respiro del sacro naga, lo spirito simile a un drago che popola i corsi dell’Asia orientale. Altri ancora richiamano i soldati laotiani, ubriachi e burloni, che sparano speciali proiettili in aria magari in speciali occasioni di festa.
Io ho semplicemente pensato che fosse il sole rosso della sera che si specchia sull’acqua.
Ma l’ipotesi più realistica è che il fenomeno sia prodotto da bolle di gas metano, imprigionate nel fango del fiume, che si liberano nell’aria a particolari temperature.
È un fatto che sull’altra sponda del Mekong, in Thailandia insomma, in certi momenti si radunano migliaia e migliaia di persone, per gridare al miracolo, nella comune appartenenza al buddismo theravada.
Visto dal Laos non ti verrebbe di gridare al miracolo, ma solo di abbandonarti alla meraviglia.
Mi hanno detto che la Cina, in accordo con gli altri paesi che si affacciano sul Mekong, sta progettando di eliminare alcuni tratti di rapide del fiume e renderlo interamente navigabile.
Non so come andrà veramente a finire, ma di una cosa sono sicuro. Qualunque sia la vera causa delle sfere di fuoco mi sa tanto che finiranno sotto le ruspe e le draghe dei distruttori cinesi.
Devo ricredermi sul Laos, almeno per la parte che riguarda il fiume.
Forse proprio qui il Mekong dà il meglio di sé.
Corre in tratti che sono incastonati tra foreste rigogliose e incorrotte, si inoltra dentro improvvise discese di acqua spumeggiante, si infrange in enormi massi levigati come uova preistoriche.
Cose strane accadono lungo il fiume, e non si tratta solo delle sfere di fuoco.
La prima volta che mi è capitato di sentire questa storia è stato all’inizio del mio viaggio, sul delta, se non ricordo male. Però non avevo dato molta importanza alle parole di quel contadino vietnamita.
«I problemi del delta cominciano a monte», aveva provato a spiegarmi, contrastando una convinzione ricavata, penso, da qualche lettura, e cioè che i problemi del fiume arrivassero dal mare, da quel nemico del delta che è la salinità.
Ed è vero: le grandi risaie che sostengono l’economia vietnamita sono, ogni anno di più, minacciate dall’acqua salata del mare che prende il posto di quella dolce. Tuttavia è nulla in confronto a quanto si accingono a fare i cinesi. I particolari di questa storia sono agghiaccianti e assumono i contorni di un evento epocale destinato a mutare la vita di milioni di persone.
Esagero? Forse, ma i fatti non hanno bisogno di essere ingigantiti per assumere un valore emblematico.
Quello che hanno in programma di fare i cinesi sul Mekong, con la delicatezza dell’elefante in una cristalleria, è un’impresa destinata a far impallidire i bombardamenti americani nella zona.
Ma andiamo per ordine. Lungo mille dei cinquemila chilometri del Mekong la Cina ha spianato le rapide a colpi di dinamite e cancellato tutte le isole che secoli di correnti e detriti avevano formato nel letto del fiume.
Un impatto poderoso, devastante, senza precedenti, neppure nella foresta amazzonica ai tempi in cui si pensava di costruire un’autostrada che la attraversasse dalle Ande all’Oceano Atlantico.
Eppure siamo solo all’inizio.
L’obiettivo è quello di rendere navigabile il Mekong sul tratto che va dal porto fluviale di Simao nello Yunnan fino all’antica capitale del Laos Luang Prabang.
In questo modo i cinesi pensano di far transitare le grandi navi che trasportano i prodotti nei mercati del Sudest asiatico, mercati che sono aumentati moltissimo nello spazio di pochi anni, tanto che aerei e autotreni non bastano più a trasportare i prodotti cinesi.
La dinamite e gli sbancamenti sono solo una parte delle ferite che si stanno procurando al Mekong.
I progetti più preoccupanti, per i prevedibili effetti sugli habitat dell’intero Mekong ma anche sulla vita di milioni e milioni di persone, sono quelli relativi alle grandi opere idrauliche.
Dighe ovunque, insomma. Oltre cento, se si contano anche quelle pensate per i fiumi tributari. Non intendono risparmiare nemmeno la straordinaria foresta vergine del Nakai Plateau, qui in Laos.
E lo sfregio più grande di tutti lo dovrà sopportare proprio il Laos: un paese che fino a oggi era sfuggito al selvaggio sviluppo che ha interessato la maggior parte dei paesi vicini, preservato così da decenni di isolamento.
I governanti dei paesi bagnati dal Mekong plaudono a quest’opera imponente, parlano di modernizzazione e di investimenti infrastrutturali, si fregano le mani pregustando i finanziamenti della Banca Mondiale. Ma per le popolazioni locali l’impatto è già un disastro. E altre sofferenze sono scaturite dalle proteste più che sacrosante: le dimostrazioni dei contadini e della gente del fiume sono state duramente represse. In alcune zone della Birmania in cui si stanno costruendo otto nuove dighe si parla addirittura di deportazioni forzate. Pechino non ha perso tempo: ha già provveduto all’evacuazione di migliaia di persone nella regione dello Yunnan per far posto ai bacini artificiali. E non sono in ballo solo i diritti umani delle popolazioni interessate. I prevedibili contraccolpi ambientali non sono meno inquietanti.
L’acqua nella regione del delta comincerà a ritirarsi, le foreste di mangrovie a seccarsi, i pesci a scomparire. Già ora è sempre più raro il grande pesce gatto del Mekong, il più grande pesce di acqua dolce del mondo.
Quando ascolto o leggo queste cose è come se una mano invisibile mi stringesse il cuore e lo scuotesse a lungo. Non so più se prevalga lo scoramento o lo sdegno, so solo che non finisco mai di stupirmi delle capacità distruttive dell’uomo.
Come se non avessi già visto abbastanza, nella mia vita.
(Tito Barbini)

giovedì 7 giugno 2012

Murales




Aspettando di entrare per l'ultimo giorno di scuola.
Chiaccherando di bracciali e restituzioni.



domenica 3 giugno 2012

La magnolia dei 3 oci




Venezia è oramai una bolgia dantesca di turisti e sempre più difficilmente mi avvicino alla città. Quando lo faccio c'è sempre un buon motivo. Ieri pomeriggio ad esempio sono andato alla Giudecca a visitare una bella mostra alla Casa dei Tre Oci. Innanzitutto la casa: bellissima! Non me lo aspettavo. La struttura interne delle stanze mi è piaciuta moltissimo. La facciata (con i famosi tre occhi a cui deve il nome) dà sul canale della Giudecca e dal secondo piano della casa si gode di una vista stupenda sul bacino di San Marco. L'altro lato della casa dà invece su un giardino interno con una bellissima gigantesca magnolia in fiore. Una bellezza! il giardino è separato da altri contigui giardini da bassi muri di mattoni.

Infine la mostra di Elliot Erwitt. Vale sicuramente spendere 8 EUR per visitarla (io ho speso 6 EUR perché socio del Touring). Erwitt è un mattacchione (vedi la foto di apertura di questo post). Ma la sua foto migliore è quella qui a destra (cliccare per ingrandirla) che è anche quella che appare nel poster della mostra stessa (lo ho comperato per ben 0.50 EUR, come facevo quando ero studente). Nella mostra sono presentate 140 foto, quasi tutte in B/N, tutte molto belle e quasi tutte divertenti. Si passa dal ciclo dei cani (fotografati a livello suolo) a quello degli uccelli, ai nudi (divertente il prete nudo che sposa una coppia nuda, circondata dai testimoni anche loro in costume adamitico) ai ritratti o istantanee di personaggi famosi (Marilyn Monroe, Che Guevara, Grace Kally, Jacqueline Kennedy affranta al funerale del marito). Veramente tutte belle.

Grazie a EF che mi ha consigliato la mostra qualche mese fa. E grazie anche a LM che mi ha offerto il pranzo prima della mostra e che mi ha sopportato anche se ho rifiutato il suo invito a vedere insieme a lei il film su Marilyn, preferendo Elliott Erwitt a Simon Curtis.