domenica 30 agosto 2015

Il risveglio tardivo dei critici di Renzi

Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un crescendo di dichiarazioni da parte di studiosi e commentatori che definiscono la linea politico-istituzionale di Matteo Renzi plebiscitaria, presidenzialista, autocratica, da uomo solo al comando, autoritaria. Quel che colpisce in queste dichiarazioni è che spesso provengono da persone che, quando nel marzo dell’anno scorso alcuni si permisero di mettere in guardia contro il rischio della nascita di un sistema autoritario, si stracciarono le vesti, gridarono all’intollerabile forzatura, mostrando tra l’altro di non conoscere la distinzione tra “autoritario” e “totalitario”.

Si potrebbe essere soddisfatti di queste tardive resipiscenze, se non fosse che in politica i tempi contano per chi agisce e per chi discute. Non è irragionevole pensare che la tempestiva creazione di un fronte culturale critico avrebbe potuto indirizzare le riforme istituzionali verso risultati più accettabili, considerando che erano venute proposte che andavano oltre il muro contro muro. L’occasione è stata perduta da parte di quelli che furono silenziosi o compiacenti. Ma pure da Renzi, che aveva a disposizione indicazioni che avrebbero consentito di ridurre il tasso antidemocratico dell’accoppiata tra legge elettorale e riforma del Senato.

Grandi le responsabilità della cultura, ma grandi pure quelle di chi, nelle sedi politiche, ha conosciuto un tardivo risveglio. Oggi la minoranza del Pd si è convertita all’intransigenza, si ingegna nel cercare varchi regolamentari nei quali far passare le sue proposte di modifica, ma è stata incapace di mettere a punto una ragionevole strategia nel momento in cui si approvava la legge elettorale e si avviava la lettura della riforma del Senato. Di nuovo incapacità di cogliere la rilevanza del tempo in politica. Non basta fare la buona battaglia, bisogna farla al momento giusto.

Comunque si valutino le vicende passate, è difficile negare che siamo di fronte ad una modifica della forma di governo, non accompagnata, come dovrebbe essere in democrazia, da una adeguata considerazione degli equilibri costituzionali complessivi. Problema non nuovo, perché il funzionamento del sistema era stato già gravemente alterato soprattutto attraverso le varie manipolazioni delle leggi elettorali. L’urgenza vera, allora, dovrebbe essere la ricostruzione di rapporti tra gli organi dello Stato tale da restaurare almeno gli equilibri perduti. Questa strada non è stata neppure presa in considerazione; i suggerimenti di modificare almeno alcuni aspetti del nuovo Senato per recuperare qualche brandello di garanzia sono stati respinti persino con tracotanza. Oggi la residua “battaglia” per tornare solo all’elezione diretta dei senatori può essere poca cosa, se non accompagnata da altre modifiche. Siamo in presenza di un effetto a cascata. Il Presidente del Consiglio finisce d’essere un primus inter pares e acquista un potere di pieno controllo del Governo. Il Governo declassa il Parlamento a luogo di registrazione.

La nuova combinazione Presidente del Consiglio-Governo-Parlamento consente al partito di governo, grazie al doppio effetto maggioritario della legge elettorale, di impadronirsi del controllo di organi di garanzia come la Presidenza della Repubblica e la Corte costituzionale. L’accentramento di poteri così realizzato rende superflua, almeno nelle intenzioni dichiarate dal Presidente del Consiglio, ogni forma di mediazione politico-sociale – dei sindacati, degli stessi partiti ridotti a macchine elettorali, delle istituzioni culturali, del sistema dell’informazione – e viene così cancellata la rilevanza di quel potere di controllo diffuso nella società che ha sempre giocato un ruolo essenziale nella vita delle democrazie.

Proprio negli ultimi tempi, e di nuovo dopo le ultimissime vicende romane, si è lamentata la perdita degli anticorpi civile e sociali che sono indispensabili per contrastare criminalità, corruzione, privatizzazione delle risorse pubbliche, fuga dal dovere di pagar le tasse. Ma quella perdita è andata di pari passo con l’indebolimento degli anticorpi istituzionali, rappresentati persino con ostentazione come un intralcio all’efficienza e alla rapidità delle decisioni. Qui hanno giocato un ruolo decisivo una cultura politica e una cultura costituzionale che non sono state capaci di declinare quei temi al di là della risposta sbrigativa e pericolosa dell’accentramento dei poteri. Non si sono degnate della minima attenzione le ricerche sulle difficoltà profonde della democrazia, sì che nella proclamata riforma costituzionale manca ogni significativo cenno alla partecipazione e a quella nuova organizzazione dei poteri sociali che va sotto il nome di “controdemocrazia”.

Tutto questo ha fatto sì che l’impresa riformatrice goda oggi di una legittimazione decrescente, che si aggiunge ad una delegittimazione più radicale di cui non si è voluto temer conto. Un cambiamento costituzionale così profondo viene realizzato da un Parlamento eletto con una legge dichiarata illegittima, constatazione che avrebbe dovuto almeno indurre alla massima prudenza e a muoversi sempre con il massimo consenso. Acqua passata? Niente affatto, perché si è costituito un precedente per modifiche costituzionali costruite come esercizio della forza.

A chi intende trasformare la critica in azione politica si oppone, con sempre maggiore insistenza, un solo argomento. State preparando il terreno propizio al successo di Salvini o di Grillo. Lasciamo da parte la non onorata storia di questo argomento, sempre sospetto di intenti ricattatori. Si deve riflettere, invece, sul modo in cui è stata concepita e attuata l’azione di governo. Non vi sono alternative – si è detto e si continua a dire. Muovendo da questa incerta certezza, si è adoperato il muro contro muro, tutti gli interlocutori critici sono stati considerati nemici. Una strategia che fatalmente erode il consenso per il Governo. La democrazia non può essere separata dall’esistenza di alternative, soffre ogni monolitismo e, quando si rende difficile il dialogo o non si accetta la costruzione di nuovi soggetti, si è responsabili dell’astensione di massa, della democrazia senza popolo, o del rivolgersi a chiunque sul mercato si presenti come alternativa.

(Stefano Rodotà, 26 agosto 2015)

mercoledì 26 agosto 2015

Arte e anoressia



In questi giorni leggendo una rivista americana mi è capitata sotto gli occhi una pubblicità con una bellissima illustrazione. L'ho cercata in rete per scoprire chi è l'artista e ho visto che è di Jamie Lee Reardin, un illustratore di moda canadese che adesso lavora in California. Il disegno è la pubblicità della stagione 2015-2016 del New York City Ballet ed è riprodotta anche in tutti i biglietti e le brochures che accompagnano i vari eventi di questa nuova stagione. Ho però anche scoperto che questa bella immagine è avversata da un gruppo di persone che lavorano contro l'anoressia, perché manda il messaggio sbagliato ai giovani danzatori veicolando una figura estremamente sottile della forma del corpo delle ballerine. La campagna lanciata su change.org non ha però raccolto neanche 100 firme in 3 mesi di petizione. Paturnie di 100 persone? Oppure un bel disegno può veramente mandare un messaggio sbagliato?

martedì 25 agosto 2015

I tedeschi e i siriani

Lo ammetto. I tedeschi non mi sono mai stati simpatici. Motivi storici, genetici? Non lo so. Da piccolo li avevo identificati con il cattivo, il nemico (a causa di quello che mi avevano insegnato alle elementari e alle medie quando mi spiegavano l'ultima guerra mondiale). Poi quello che sentivo dire in casa: "I tedeschi mangiano la pasta con la marmellata!" E dire che adesso vado matto per le polpette svedesi IKEA con il sugo di nnirtillo! E poi la supponenza, quando al liceo facevo il cameriere in un ristorante di Jesolo e mi rendevo conto che la moneta forte era il marco che arrivava tutta e solo dagli unici turisti stranieri che c'erano allora: i tedeschi appunto. E adesso la Merkel e come sta trattando la Grecia. Insomma un bel po' di retaggi di vario tipo che sicuramente hanno influito su un giudizio sereno.

Oggi invece ho letto questa notizia e mi sono un po' ricreduto e ho apprezzato quanto sta facendo la Germania. Poi sono andato a leggere i commenti di quello stesso link e mi sono cadute le braccia. C'è ancora chi pensa (e sono tanti!) che nascere al di qua o al di là di una linea di confine cambi completamente le cose. Benedetta Europa che mai nascerà se questi sono gli europei che la dovrebbero costruire.

domenica 23 agosto 2015

Operaio e pescivendolo




Here's to you, Nicola and Bart
Rest forever here in our hearts
The last and final moment is yours
That agony is your triumph

Here's to you, Nicola and Bart
Rest forever here in our hearts
The last and final moment is yours
That agony is your triumph

Here's to you, Nicola and Bart
Rest forever here in our hearts
The last and final moment is yours
That agony is your triumph

Here's to you, Nicola and Bart
Rest forever here in our hearts
The last and final moment is yours
That agony is your triumph

Here's to you, Nicola and Bart
Rest forever here in our hearts
The last and final moment is yours
That agony is your triumph

Here's to you, Nicola and Bart
Rest forever here in our hearts
The last and final moment is yours
That agony is your triumph

Here's to you, Nicola and Bart
Rest forever here in our hearts
The last and final moment is yours
That agony is your triumph

Here's to you, Nicola and Bart
Rest forever here in our hearts
The last and final moment is yours
That agony is your triumph

sabato 22 agosto 2015

Estate è...

Per me estate è sempre stato sinonimo di due cose: Settimana Enigmistica e Urania. Sempre forse è un avverbio mendace. Diciamo dall'estate del '73 quando in una edicola di Alassio comperai i miei primi due Urania.



Quindicenne ero in vacanza con la mia famiglia (era il primo-ultimo lungo viaggio che facemmo tutti insieme). Ricordo che curiosai in un'edicola e le due copertine qui sopra mi attrassero. Da allora, per caso, ho cominciato ad appassionarmi di SF. Il Vento dal nulla era il numero 621 di Urania. E stamani, accompagnando le figlie in stazione, sono stato attratto dalla copertina di agosto 2015 di Urania e, anche se ormai sono più di due anni che per vari motivi non leggo più fantascienza, l'ho comperata. E ho passato l'intero pomeriggio a leggere questo ultimo numero tutto di un fiato. Non è stato appassionante come quello di Ballard o scioccante come quello di Spitz, ma mi ha preso lo stesso. E poi ho scoperto che il numero di oggi è il 1621. Sono passati 1000 numeri e 42 anni.

Origini



Le prime tre foto sono state tutte scatatte, in momenti diversi, qui.
Non ho individuato, invece, dove sia stata fatta l'ultima.

venerdì 21 agosto 2015

Don Abbondio



Don Manieri mi ha ricordato Don Abbondio:

«Io ho fatto il prete, non spettava a me bloccare il funerale. La chiesa può dire no a un funerale? Ecco, questo è un problema. Le scomuniche del Papa ai mafiosi? Bisogna chiederlo in alto, non a me».

La chiesa che negò i funerali a Piergiorgio Welby ieri li ha concessi in pompa magna al capoclan Vittorio Casamonica.



La grande migrazione

Coinvolge milioni di erbivori.
Il filmato è lungo, a tratti forse noioso, ma molto interessante.
Al 7º minuto si ha poi una piccola idea dei numeri coinvolti.



Dalla pianura del Serengeti in Tanzania fino al Masai Mara in Kenya.
Non ci sono confini che tengono.
E non ci sono neppure i cretini che vorrebbero bloccarla.

giovedì 20 agosto 2015

mercoledì 19 agosto 2015

Il candidato

​Estate, tempo di serie TV.
Mia figlia me ne ha fatta scoprire una che mi mancava.
5 minuti ad episodio. Politica. Dissacrante.
Qui sotto il primo episodio (che ricorda un po' John Doe di Frank Capra).
Qui tutte le puntate.

martedì 18 agosto 2015

La tratta atlantica degli schiavi in due minuti

Ecco come si dovrebbe studiare storia.
E come "vedendo" le cose ci si rende effettivamente conto di qualcosa,
piuttosto che solamente "leggendole".




La mappa interattiva che si può vedere qui sopra (bisogna cliccare per accedere) dà il senso (sia nel tempo che nella quantità) del flusso del commercio di schiavi lungo le rotte dell'Atlantico. Ogni punto rappresenta una nave. E la dimensione del punto dà l'idea di quanti schiavi c'erano a bordo. Se poi si mette in pausa la mappa e si clicca su un singolo punto si hanno notizie dettagliate sulla nave, su quanti schiavi trasportava e delle origini e destinazioni del singolo viaggio. La mappa non è completa (non sono state inserite informazioni sui viaggi su cui non si hanno dati certi) e rappresenta solo una parte (circa la metà) del numero di schiavi africani che in realtà sono stati trasportati via dal continente.

Guardate il numero in basso a sinistra: 3.6 milioni. E leggete e capite bene la didascalia slave disembarked che ne spiega il significato.

domenica 16 agosto 2015

The Opéra



Copertina (fotografia di Robin de Puy) dell'ultimo numero di Opéra, rivista annuale dedicata al nudo femminile nella fotografia classica e contemporanea, edita da Kerber Verlag (Berlino).

sabato 15 agosto 2015

Non è ammissibile un uomo solo al comando

Intervista a Lorenza Carlassare (costituzionalista, coetanea della mia mamma).




Il timore è quello di ripetersi. Eppure sembra che le numerose, accorate, obiezioni dei (tantissimi) costituzionalisti sulla riforma del Senato, non siano state ascoltate nemmeno in parte. Lorenza Carlassare, professore emerito di Diritto costituzionale a Padova, comincia così: “La composizione del Senato non è solo incerta. È disastrosa: un piccolo gruppo di persone si autonomina. Oltre al caos provocato da senatori part - tim e che provengono dai consigli regionali, c’è un’anomalia anti democratica. Un meccanismo che non ha nulla a che vedere con quanto accade in qualunque altra democrazia”.

Indietro non si torna, dicono. Perfino il presidente Mattarella, pur mantenendo quella posizione di “sereno distacco” che il suo ruolo esige, ha trovato il modo di dire che nel nostro sistema non è ammissibile un uomo solo al comando. Non si riferiva a nessuno, però l’ha voluto sottolineare. E invece io credo sia proprio questo l’obiettivo cui tendono tutte le riforme: si sta neutralizzando il popolo, cioè la fonte che legittima il potere. Con la democrazia, poi, va a farsi benedire anche il costituzionalismo, che prevede poteri che reciprocamente si controllano e si bilanciano. Qui tutto mira a indebolire la forza degli altri poteri in favore dell’esecutivo.

Il governo che governa. Il governo che domina: il Senato, così com’è costruito, sarebbe controllato dalla maggioranza di governo. La Camera naturalmente lo è, grazie a quel meccanismo iper-maggioritario, contenuto nell’Italicum, con il premio che va alla lista e non alla coalizione.

Non votiamo più per niente: per i consigli provinciali, per il Senato... Senza dire del sistema elettorale della Camera. 
Si vuol togliere voce ai cittadini. L’ho detto tante volte, ma ripeterlo non fa male, vista l’ostinazione di questa maggioranza. Che poi, a ben guardare, è una maggioranza trovata di volta in volta, una maggioranza numerica, casuale. Non una maggioranza politica. Nelle due Camere, gli allegri transfughi sono in aumento: deputati e senatori che si fanno trovare sull’attenti quando il potere chiama. Naturalmente per avere in cambio ricompense di varia natura.

Parlamento che poi è anche minato dalla sentenza che dichiara incostituzionale il Porcellum. 
Ecco: abbiamo non solo una maggioranza casuale, ma una maggioranza che si è formata attraverso un meccanismo dichiarato illegittimo. Dunque, la maggioranza esiste in base a un’illegittimità. È inutile che continuino a dire che “hanno i numeri”. Se non esisteva quel premio previsto dal Porcellum, la maggioranza non c’era proprio. È assolutamente paradossale che pretendano di restare al governo e pure di scassinare l’architettura costituzionale!

Secondo lei perché il governo insiste tanto? Si può fare una prova di forza politica sulla Costituzione? 
Il presidente del Consiglio sa benissimo che se va alle elezioni perde. E poi certamente no, non si può fare una prova di forza sulla legge fondamentale. Il procedimento di revisione costituzionale è costruito sulla doppia deliberazione e su maggioranze più ampie. Perché? La finalità è non consentire che ogni maggioranza cambi a proprio piacimento la Costituzione, lo scopo è dare alla Carta una stabilità nel tempo. Il meccanismo è pensato per ottenere un consenso più ampio possibile, in modo che si proceda con ponderazione. Che è completamente mancata, perché i tempi della discussione sono stati contingentati a suon di sedute notturne. Ma in materia costituzionale non si possono forzare i tempi: è tutto contro l’articolo 138.

La necessità di tornarci sopra è evidente, moltissimi sono d’accordo soprattutto riguardo al nodo dell’elettività dei senatori. A parte Renzi: ma è tecnicamente possibile apportare variazioni al testo? 
È assolutamente necessario che il discorso si riapra. E si arrivi a qualcosa di conforme alla Costituzione, anche nei procedimenti. Il senso de ll ’articolo 138 è proprio che una maggioranza – a nche legittima, e questa non lo è – non possa arrivare da sola a modificare la Carta.

Ma è possibile che la Corte dichiari illegittimo anche l’Italicum?  Assolutamente sì. Ha gli stessi difetti del Porcellum. È una prova di forza pericolosa in tutti i sensi: non possiamo continuare ad avere un Parlamento eletto in base a leggi illegittime. Non dimentichiamo che nella sentenza numero 1 del 2014 la Corte è stata chiara: in tutti i suoi richiami si fa riferimento al principio di continuità dello Stato per un breve periodo. La Corte costituzionale dice che il Parlamento può continuare a lavorare fino a nuove elezioni, ma di certo non pensava – e ribadisco: è chiarissimo in più punti della sentenza – a una legislatura intera.

venerdì 14 agosto 2015

28 anni

Ha vissuto solamente 28 anni.
A 22 anni ha disegnato questa donna.

mercoledì 12 agosto 2015

Fiaccolata silenziosa

L'ultima volta che ho partecipato ad una processione ero alle elementari, facevo il chierichetto, era un Venerdì Santo. Ieri sera una altra processione, o meglio una fiaccolata, dalla chiesina di Sant'Anna fino all'Ossario. Una fiaccolata silenziosa. Una processione civile. Muta. Toccante. Soprattutto quando alcuni bimbi hanno letto i nomi dei loro coetanei morti 71 anni fa. Molti partecipanti erano anziani. Ma c'erano anche alcune famiglie giovani, con bambini di 5 e 7 anni, che avevano fatto un viaggio di un'ora, lungo una lunga e stretta tortuosa stradina, lasciando i divertimenti della stagione balneare versiliana, per insegnare ai loro figli cosa sia la guerra, cosa sia la pace.



Qui, in quattro parti, lo spettacolo originale di Elisabetta.

lunedì 10 agosto 2015

L'appuntamento

​L'ho appena letto qualche secondo fa.



Qualche volta mi sono innamorato.
Quando mi è accaduto mi sentivo sempre “esattamente” così.
Ma quando lo raccontavo nessuno mi credeva mai.
Zep è riuscito a disegnarlo.

domenica 9 agosto 2015

Linus

Da qualche mese ho ripreso a leggere Linus e ho ritrovato Staino.

sabato 8 agosto 2015

Josef Breitenbach

Oggi ho scoperto un altro fotografo. Si tratta del tedesco Josef Breitenbach (nato a Monaco nel 1896 e morto a New York nel 1984). Sono soprattutto due le foto che mi hanno incuriosito: una foto di New York (che mi ha ricordato Erwitt e la Ina) e un nudo.





Ebreo, scappato a Parigi dove conobbe Bertolt Brecht, Max Ernst, James Joyce, Aristide Maillol, e Wassily Kandinsky arrivò poi in America, dove New York divenne la sua nuova casa.

giovedì 6 agosto 2015

¿ Vandali ?

Colazionando in pasticceria, aspettando Uma, leggo questo:

martedì 4 agosto 2015

Affogato e rosso



Le ore di luce si accorciano.
L'autunno si avvicina.
Lo si capisce andando a seguire uno spettacolo alla Versiliana.
Se lo spettacolo è a inizio luglio allora si fa in tempo ad arrivare la sera e fare una camminata sulla battigia di Marina di Pietrasanta e vedere il sole tramontare affogato e rosso nelle acque del Tirreno.
Se lo spettacolo è a inizio agosto allora si arriva sul lungomare che è già quasi buio e il sole non c'è più.

sabato 1 agosto 2015

Nuova stagione



​Dopo 17 anni ho rifatto un abbonamento per una stagione teatrale. L'ultima volta fu a Trento alla fine del secolo scorso, prima che la paternità/maternità sconvolgesse e rivoluzionasse la vita di tutti i giorni. Adesso ci riprovo: non nella mia città ma nel teatro di un altro capoluogo della Toscana. È un piccolo tradimento dovuto al cartellone più interessante, ai prezzi più convenienti (al Metastasio di Prato pago l'abbonamento meno della metà di quanto lo pagherei al Verdi di Pisa), alla maggiore scelta sui giorni possibili (5 giorni di repliche confrontate con i soli due giorni di Pisa), al teatro più raccolto e intimo.