Ieri sera sono tornato a vedere "Scalpiccii sotto i platani" raccontato da Elisabetta Salvatori. L'avevo già visto nel gennaio del 2009 al Teatro Lux a Pisa. Allora, complice il teatro piccolissimo (100 posti al massimo) eravamo in pochi: venti, forse trenta. Ieri sera invece, nel giardino dei frati del convento di Sant'Antonio a Viareggio, eravamo in tanti: riempivamo lo spazio sotto i pini.
Ed era presente anche Didala (ne avevo parlato qui). Che emozione!
Elisabetta è una che fa (anche) teatro civile. Era accompagnata al violino da Matteo Ceramelli.
La storia è troppo nota e straziante per dirne ancora in queste poche righe. L'eccidio di 560 persone, in tre ore, quasi tutti bimbi, donne e vecchi è troppo doloroso.
Quindi riporto solo le cose piacevoli, le note di poesia.
Di Elisabetta a piedi nudi che racconta della luminara di Sant'Anna.
Dei lumini fatti con i gusci delle lumache raccolte dagli uomini durante l'inverno e incollate agli stipiti delle case con la calce e poi riempiti con olio e uno stoppino, accesi a creare una scia luminosa per il paese.
Delle donne chine a intrecciare fiori sugli archi della processione.
Di Aspasio che fischietta, arrivando a piedi nudi lungo l'erta salita, e racconta la storia dell'uomo nero ai bimbi prima curiosi e poi spaventati.
Dell'ultima notte felice del paese, la Notte di San Lorenzo, la notte delle stelle cadenti.
Il 22 luglio '44
San Miniato.
Il 12 agosto '44
Sant'Anna.
Un'estate terribile per la Toscana, per l'Italia tutta.
Ah... dimenticavo... Elisabetta è stata bravissima.
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