Ero a Trento, ospite da amici ma non ricordo chi fossero.
Era morto un loro amico o conoscente. Non ricordo bene. Ma sicuramente era una persona non dico importante ma conosciuta da tutta la comunità.
Uno dei miei conoscenti è andato al funerale mentre io sono tornato dentro un enorme albergo-dormitorio, forse in cerca di A. e C.
Ho trovato un altro conoscente che stava facendo una colletta per la famiglia del defunto.
Volevo aggregarmi, così ho chiesto quanto pìu o meno avessero offerto gli altri per offrire anche io una cifra simile.
Mentre consultavamo la lista L. da distante mi ha detto che non occorreva che mettessi una cifra, perchè noi ci aggregavamo ad Aldo che stava facendo qualcosa anche lui.
Così ho dato una rapida ultima occhiata alla lista e ho notato che sebbene le cifre fossero espresse in Euro (ho visto dei 50, dei 40, dei 10, etc...) il simbolo vicino all'importo non era € ma L di Lire. Mi sono detto che forse utilizzavano un vecchio modulo prestampato di quando c'erano ancora le lire.
Mi sono messo alla ricerca di Aldo per chiedergli che cosa avesse preparato.
Ma penso che Aldo stesse dormendo in una qualche stanza di quell'enorme e incasinato albergo.
Era una struttura su diversi piani, senza corridoi, tutta di legno.
Il legno era vecchio. Certe volte non erano lastre di legno ma veri e propri tronchi cilindrici e neppure troppo levigati.
Mi sono messo a salire per le scale e ad ogni piano che raggiungevo mi addentravo in corridoi e poi risalivo per altre scale e così via.
Mentra facevo questo viaggio all'interno di questa struttura che, vista la mancanza di finestre assomigliava sempre di più ai ponti interni di una enorme nave e io la stavo risalendo dall'ultimo ponte più in basso verso il primo più in alto alla ricerca dell'aria aperta, mi dicevo che da qualche parte, in una delle cabine di quella nave ci dovevano essere anche A e C. ma chissà dove erano.
Ad un certo punto sono finalmente arrivato all'esterno e ho notato preoccupato che nel punto dove sono sbucato c'era il bordo della nave che era quasi sommerso dall'acqua. Non era il mare ma l'Adige in piena.
Ho continuato a salire sul cassero della nave, sempre fatto di tronchi grezzi di legno. Ho continuato forse per un minuto e mi sono accorto che ero quasi sott'acqua e stavo affondando con il resto della nave.
Ho immagazzinato quanta più aria potessi nei polmoni e aggrappandomi ai pioli della scala di legno ho cominciato a ridiscendere alla ricerca di A. e C.
Mentre scendevo e scendevo ero terrorizzato di non trovarle e non salvarle.
E quando la scala a pioli è finita perchè sono arrivato su un ponte mi sono reso conto che per scendere ancora avrei dovuto percorrere dei corridoi e cercare le scale tradizonali. Ma sott'acqua col buio non le avrei mai trovate e mi sarei perso nei dedali dei ponti della nave e sarei annegato anche io.
Tristemente ho deciso di abbandonare la ricerca e sempre aggrappato ai pioli di legno ho ricominciato a salire per mettermi in salvo.
Ma la scala non finiva mai e l'acqua era sempre più fredda e torbida e io cominciavo a non avere più aria nei polmoni e ...
Pensavo di morire o di essere già morto perché tutto era nero, senza luce, e nulla si muoveva e non si vedeva e sentiva niente.
E improvvisamente invece mi sono svegliato dentro una barchina stretta e minuscola di legno (forse era il cassero della nave) che sfrecciava come un proiettile dentro i tunnel della metropolitana che portano i passeggeri verso i binari.
Aggrappato a questo guscio di noce che stava perdendo velocità ma che sfrecciava comunque veloce pensavo dentro di me che qualche meccanismo di sicurezza dell'Adige doveva aver agganciato il cassero e averlo depositato nel sistema della metro.
Il veloce guscio di noce sfrecciava impazzito nei tunnel. Alcuni pedoni vedendolo arrivare riuscivano a scansarsi all'ultimo momento per non essere investiti.
Tutti i pedoni mi guardavano stupiti, non capendo chi fossi e perché fossi lì.
Una persona di spalle che guidava un carrello non mi ha visto e il guscio di noce lo ha investito.
ma non si è fatta troppo male perché oramai il guscio aveva rallentato parecchio e poi si è fermato.
Alcuni pedoni, i meno stupiti, si sono messi a battere le mani, come l'inizio di un applauso.
E mi sono svegliato.
Era morto un loro amico o conoscente. Non ricordo bene. Ma sicuramente era una persona non dico importante ma conosciuta da tutta la comunità.
Uno dei miei conoscenti è andato al funerale mentre io sono tornato dentro un enorme albergo-dormitorio, forse in cerca di A. e C.
Ho trovato un altro conoscente che stava facendo una colletta per la famiglia del defunto.
Volevo aggregarmi, così ho chiesto quanto pìu o meno avessero offerto gli altri per offrire anche io una cifra simile.
Mentre consultavamo la lista L. da distante mi ha detto che non occorreva che mettessi una cifra, perchè noi ci aggregavamo ad Aldo che stava facendo qualcosa anche lui.
Così ho dato una rapida ultima occhiata alla lista e ho notato che sebbene le cifre fossero espresse in Euro (ho visto dei 50, dei 40, dei 10, etc...) il simbolo vicino all'importo non era € ma L di Lire. Mi sono detto che forse utilizzavano un vecchio modulo prestampato di quando c'erano ancora le lire.
Mi sono messo alla ricerca di Aldo per chiedergli che cosa avesse preparato.
Ma penso che Aldo stesse dormendo in una qualche stanza di quell'enorme e incasinato albergo.
Era una struttura su diversi piani, senza corridoi, tutta di legno.
Il legno era vecchio. Certe volte non erano lastre di legno ma veri e propri tronchi cilindrici e neppure troppo levigati.
Mi sono messo a salire per le scale e ad ogni piano che raggiungevo mi addentravo in corridoi e poi risalivo per altre scale e così via.
Mentra facevo questo viaggio all'interno di questa struttura che, vista la mancanza di finestre assomigliava sempre di più ai ponti interni di una enorme nave e io la stavo risalendo dall'ultimo ponte più in basso verso il primo più in alto alla ricerca dell'aria aperta, mi dicevo che da qualche parte, in una delle cabine di quella nave ci dovevano essere anche A e C. ma chissà dove erano.
Ad un certo punto sono finalmente arrivato all'esterno e ho notato preoccupato che nel punto dove sono sbucato c'era il bordo della nave che era quasi sommerso dall'acqua. Non era il mare ma l'Adige in piena.
Ho continuato a salire sul cassero della nave, sempre fatto di tronchi grezzi di legno. Ho continuato forse per un minuto e mi sono accorto che ero quasi sott'acqua e stavo affondando con il resto della nave.
Ho immagazzinato quanta più aria potessi nei polmoni e aggrappandomi ai pioli della scala di legno ho cominciato a ridiscendere alla ricerca di A. e C.
Mentre scendevo e scendevo ero terrorizzato di non trovarle e non salvarle.
E quando la scala a pioli è finita perchè sono arrivato su un ponte mi sono reso conto che per scendere ancora avrei dovuto percorrere dei corridoi e cercare le scale tradizonali. Ma sott'acqua col buio non le avrei mai trovate e mi sarei perso nei dedali dei ponti della nave e sarei annegato anche io.
Tristemente ho deciso di abbandonare la ricerca e sempre aggrappato ai pioli di legno ho ricominciato a salire per mettermi in salvo.
Ma la scala non finiva mai e l'acqua era sempre più fredda e torbida e io cominciavo a non avere più aria nei polmoni e ...
Pensavo di morire o di essere già morto perché tutto era nero, senza luce, e nulla si muoveva e non si vedeva e sentiva niente.
E improvvisamente invece mi sono svegliato dentro una barchina stretta e minuscola di legno (forse era il cassero della nave) che sfrecciava come un proiettile dentro i tunnel della metropolitana che portano i passeggeri verso i binari.
Aggrappato a questo guscio di noce che stava perdendo velocità ma che sfrecciava comunque veloce pensavo dentro di me che qualche meccanismo di sicurezza dell'Adige doveva aver agganciato il cassero e averlo depositato nel sistema della metro.
Il veloce guscio di noce sfrecciava impazzito nei tunnel. Alcuni pedoni vedendolo arrivare riuscivano a scansarsi all'ultimo momento per non essere investiti.
Tutti i pedoni mi guardavano stupiti, non capendo chi fossi e perché fossi lì.
Una persona di spalle che guidava un carrello non mi ha visto e il guscio di noce lo ha investito.
ma non si è fatta troppo male perché oramai il guscio aveva rallentato parecchio e poi si è fermato.
Alcuni pedoni, i meno stupiti, si sono messi a battere le mani, come l'inizio di un applauso.
E mi sono svegliato.
Nessun commento:
Posta un commento