Ve li ricordate i tascabili Einaudi della serie "Letture per la scuola media"?
Quelli con la copertina bianca e le tre righe rosse che racchiudono il disegno di copertina?
Quelli con le note a pie' pagina che spiegano per gli studenti delle medie i passaggi più difficili di un testo?
Ne vidi uno quattro anni fa alla Biblioteca dei Ragazzi di Pisa dove le mie figlie ogni 3 o 4 settimane andavano a prendere in prestito uno o due libri da leggere a casa.
Sfruttai un'altra volta la tesserina di A. per prendere in prestito un libro che ho letto io.
Si intitola "Il Sovversivo" e l'ha scritto Corrado Stajano nel 1975.
E' una storia vera, scritta in maniera asciutta. Parla di un ragazzo e di una giustizia negata. E' accaduta non molto tempo fa nella citta' dove abito.
Vi consiglio di leggerlo.
Il posto dove fu colpito a morte, è sul Lungarno Gambacorti di Pisa, tra la via Toselli e la via Mazzini. Si lascia sulla sinistra, venendo dal ponte di Mezzo, il palazzo del Comune e si cammina lungo una ininterrotta serie di piccole botteghe che forse esistono da secoli e hanno mutato soltanto il genere dei loro minuti commerci. Una mescita di vino al numero 10, all’angolo di via Belle donne; un tappezziere al numero 13; un aggiustatore di macchine fotografiche al n. 14; la calzoleria "La rapida" al 16; l’agenzia Sbrana, compravendita e affitti; il circolo Enal al 19.
Alle spalle dell’isolato, La Nunziatina, l’intricato quartiere del sottoproletariato rosso. Di là dall’Arno, sotto i palazzi aristocratici e inaccessibili, lo scalo del carbone con la lapide che ricorda l’approdo della barca di Garibaldi ferito ad Aspromonte.
Non lontano dal Lungarno Gambacorti, tante volte citato nei rapporti dei commissari di pubblica sicurezza, nei verbali dei sostituti procuratori della Repubblica, nelle sentenze dei giudici istruttori, nelle cronache dei giornali e nelle relazioni dei periti medico-legali, splendono i gioielli dell’arte e della religione, Santa Maria della Spina, San Paolo a Ripa d’Arno e, a pochi passi, la chiesa di santa Cristina dove, il 1° aprile 1375, santa Caterina da Siena ricevette le Sacre Stimmate, "cinque lucidissimi raggi sanguigni, usciti dal santissimo crocifisso sull’altare e andati a ferire le mani di Caterina, i piedi, il suo castissimo e virgineo petto".
Ma la sera del 5 maggio 1972, né la patrona d’Italia, né la presenza antica di bellezza e di arte, né i segni della storia e della cultura servirono a salvare dalla furia della polizia, tra la bottega del vinaio e quella del tappezziere, un giovane non alto, ricciuto, gli occhiali da miope, il viso serio e sofferto, vestito con una giacca marrone, un paio di pantaloni di lana nera, una camicia con le maniche lunghe dai disegni fantasia color giallo arancione. Franco Serantini, di vent’anni, sardo, anarchico, figlio di nessuno nella vita come nella morte.
Quelli con la copertina bianca e le tre righe rosse che racchiudono il disegno di copertina?
Quelli con le note a pie' pagina che spiegano per gli studenti delle medie i passaggi più difficili di un testo?
Ne vidi uno quattro anni fa alla Biblioteca dei Ragazzi di Pisa dove le mie figlie ogni 3 o 4 settimane andavano a prendere in prestito uno o due libri da leggere a casa.
Sfruttai un'altra volta la tesserina di A. per prendere in prestito un libro che ho letto io.
Si intitola "Il Sovversivo" e l'ha scritto Corrado Stajano nel 1975.
E' una storia vera, scritta in maniera asciutta. Parla di un ragazzo e di una giustizia negata. E' accaduta non molto tempo fa nella citta' dove abito.
Vi consiglio di leggerlo.
Il posto dove fu colpito a morte, è sul Lungarno Gambacorti di Pisa, tra la via Toselli e la via Mazzini. Si lascia sulla sinistra, venendo dal ponte di Mezzo, il palazzo del Comune e si cammina lungo una ininterrotta serie di piccole botteghe che forse esistono da secoli e hanno mutato soltanto il genere dei loro minuti commerci. Una mescita di vino al numero 10, all’angolo di via Belle donne; un tappezziere al numero 13; un aggiustatore di macchine fotografiche al n. 14; la calzoleria "La rapida" al 16; l’agenzia Sbrana, compravendita e affitti; il circolo Enal al 19.
Alle spalle dell’isolato, La Nunziatina, l’intricato quartiere del sottoproletariato rosso. Di là dall’Arno, sotto i palazzi aristocratici e inaccessibili, lo scalo del carbone con la lapide che ricorda l’approdo della barca di Garibaldi ferito ad Aspromonte.
Non lontano dal Lungarno Gambacorti, tante volte citato nei rapporti dei commissari di pubblica sicurezza, nei verbali dei sostituti procuratori della Repubblica, nelle sentenze dei giudici istruttori, nelle cronache dei giornali e nelle relazioni dei periti medico-legali, splendono i gioielli dell’arte e della religione, Santa Maria della Spina, San Paolo a Ripa d’Arno e, a pochi passi, la chiesa di santa Cristina dove, il 1° aprile 1375, santa Caterina da Siena ricevette le Sacre Stimmate, "cinque lucidissimi raggi sanguigni, usciti dal santissimo crocifisso sull’altare e andati a ferire le mani di Caterina, i piedi, il suo castissimo e virgineo petto".
Ma la sera del 5 maggio 1972, né la patrona d’Italia, né la presenza antica di bellezza e di arte, né i segni della storia e della cultura servirono a salvare dalla furia della polizia, tra la bottega del vinaio e quella del tappezziere, un giovane non alto, ricciuto, gli occhiali da miope, il viso serio e sofferto, vestito con una giacca marrone, un paio di pantaloni di lana nera, una camicia con le maniche lunghe dai disegni fantasia color giallo arancione. Franco Serantini, di vent’anni, sardo, anarchico, figlio di nessuno nella vita come nella morte.
Non c'ero quel giorno, frequentavo ancora il liceo e vivevo con i miei, nella zona più sperduta di questa provincia. Però c'ero quasi sempre, in anni successivi, alle manifestazioni in ricordo di quel che era successo il 7 maggio del 72. Anni successivi nei quali ho raccolto i ricordi di altre persone, la loro commozione e la loro rabbia, tanto che a un certo punto quasi mi sembrava di avere vissuto quelle ore drammatiche in prima persona. E anch'io, come te, ho letto "Il sovversivo" con commozione. L'ho cercato, stamani, e non lo trovo più. L'avrò prestato e un po' mi dispiace non averlo avuto indietro, un po' penso che magari lo avranno letto anche altri, qualcuno dei più giovani e va bene così. La memoria collettiva è importante, è ciò che rende possibile un'identità non superficiale. E' importante preservarla anche con piccoli gesti, come un post su un blog o su facebook, per tenerla viva.
RispondiEliminac'è pure questa:
RispondiEliminahttp://youtu.be/OvYrxISJKgA
(mai stato di Lc, però le canzoni ...)
musicamauro
l'ho letto verso la fine del 1977 regalatomi da un caro amico di salerno (all'interno c'è la sua dedica). il libro, che conservo gelosamente, è di Einaudi 1975 - collez.Gli struzzi -
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