domenica 19 agosto 2018

Gerda

Nell'estate del '35 erano partiti in autostop per accamparsi su un'isoletta quasi deserta e molto profumata del Sud della Francia. Certe cose capitavano più facilmente lontano da Parigi con le sue troppe costrizioni e tentazioni plurime, ma Gerda si era innamorata in modo così evidente di André Friedmann che Willy, all'improvviso, si era sentito liberato.
Una mattina era andato a cercarli per proporre una gita a Cannes, il traghetto partiva dopo poco più di un'ora. Li aveva visti seduti su uno scoglio a piedi nudi (sciupato lo smalto di quelli di Gerda, scurissimi quelli di André), mentre cercavano di arricchire la razione giornaliera di sardine in scatola con qualche pesce fresco. Stavano in silenzio uno vicino all'altra a tenere d'occhio l'amo con il galleggiante. Era inusuale che Friedmann stesse così zitto e fermo, limitandosi al solo movimento delle dita nella rossiccia zazzera di Gerda, a cui lei si abbandonava con gli ondeggiamenti minimi di un gatto.
...
Willy aveva osservato Gerda sfilare la canna dalle mani di André (piano, per seguire i volteggi della lenza ed evitare che l'amo si conficcasse nella carne di qualcuno), appoggiarla con attenzione vicino al suo amante e infine, lenta e solenne, cingergli il collo e baciarlo. Friedmann l'aveva stretta forte, aveva liberato la mano esperta per salire lungo la spina dorsale e ridiscendere sulla schiena nuda fino al sedere nel costume a righe, e poi premere sulla vita e sulle natiche, allentare la presa in un abbraccio morbido e alla fine staccare la bocca da quella di Gerda facendo cadere la testa sulla sua spalla. Forse Andrè aveva chiuso gli occhi, ma Willy dal punto in cui era, non riusciva a vederlo. Vedeva invece Gerda che gli passava i polpastrelli sulla fronte e, dopo avergli sistemato un ciuffo scivolato sugli occhi, gli accarezzava i capelli.

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