lunedì 15 febbraio 2010

Il continente invisibile


Dicono che l'Africa sia il continente dimenticato.
L'Oceania è il continente invisibile.
Invisibile, perché i primi viaggiatori che vi si sono avventurati non ne hanno colto la natura, e perché rimane ancor oggi un luogo senza riconoscimento internazionale, un passaggio, quasi un'assenza.



Cammino sulla spiaggia della Baia Homo, a Pangi. Forse uno dei più bei paesaggi del mondo.
[...]
Il mare è di un blu assoluto. Non quel turchese delle lagune che piace tanto ai turisti; un blu cupo, violento, profondo.



La kava è una bevanda notturna. Intorpidisce le mucose e rallenta il corpo, ma non la mente. Ti fa fluttuare. Ti trasforma in filosofo. La sua dolcezza amara, dal sapore terroso, avvolge il mondo esterno con un alone di lieve derisione (parlo per me). La kava ha senz'altro soffocato un gran numero di guerre, o anche di semplici conflitti domestici. Il mondo moderno ne avrebbe un gran bisogno.
[...]
Un tempo, nel Sud dell'isola, vivevano un orco e un orchessa che divoravano i bambini. Un ragazzino fu catturato con i suoi fratelli e rinchiuso nella casa dell'orso. Per scappare inventò uno stratagemma. Raccontò all'orco di essere uno spirito e disse che per averne la prova bastava dar fuoco alla casa, e lui non sarebbe bruciato. L'orco appiccò il fuoco e il ragazzino si nascose con i fratelli in un buco che aveva scavato nel pavimento. Vedendoli illesi, l'orco volle imitarli e morì bruciato nella propria casa. Quando l'orchessa si accorse che il marito era morto cercò di acciuffare i bambini, ma il ragazzino le scivolò tra le gambe, afferrò una pietra rovente e gliela conficcò nella vagina. L'orchessa morì immediatamente. Da quella pietra nacque la prima pianta di kava.



Oggi ogni minimo fazzoletto di terra, dal cuore della selva amazzonica ai canyom ghiacciato dell'Antardide, è stato esaminato, fotografato, sezionato dall'occhio freddo del satellite. Se ancora esiste un segreto, è racchiuso nel profondo dell'anima, nella lunga successione di desideri, leggende, maschere e canti che si mescola al tempo, risorge e corre sulla pelle dei popoli come un lampo d'estate.



Non è ironico che i più bei testi scritti su queste isole - Tanna, Ambrym, Hiva Oa, Nuku Hiva - siano opera dei due uomini che si sono comportati peggio con gli abitanti?
Il primo, Robert James Fletcher, che visse a Tanna, si nutrì dei suoi frutti, bevve la sua acqua e violò il corpo di una ragazzina appena adolescente, da cui ebbe due figli prima di donarla a uno dei suoi servitori e scrivere Isles of Illusions.
Il secondo, Paul Gaugin, che aprofittò della conquista per appagare i propri desideri e immortalò nel suo Noa Noa, diario di un uomo perverso, l'immagine di una donna polinesiana ridotta a semplice oggetto, liscio, morbido, mansueto.

 
(Jean-Marie Gustave Le Clézio)

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