mercoledì 25 settembre 2013

Il testimone


A me non piace dedicare
ma se proprio lo dovessi fare
dedicherei questa canzone
a colei che tiene a freno l'arroganza dell'uomo
perché per ogni donna
solo la vita è degna di memoria
senza quel vizio di lasciare un segno
nella propria storia

Com'è buffo l'uomo
che aspira all'eternità
l'uono nel pensare è l'animale più fecondo
con la sua vita gremita di fatica
per partorire lo spirito del mondo
la donna invece partorisce veramente
e senza usare troppo la mente
si guarda i seni, si sfiora i fianchi
e poi la schiena con pudore
e chi losa, magari adempie al suo dovere
verso l'eternità

A me non piace dedicare
ma se proprio lo dovessi fare
dedicherei questa canzone
a colei che tiene in mano lo sgomento dell'uomo
perché per ogni donna
solo la vita è degna di memoria
senza quel vizio
di lasciare un segno
nella propria storia

Davanti alla sua donna l'uomo
l'uomo fa sfoggio del suo dire e del suo fare
allora lei sorride mandando in onda
il grande enigma della Gioconda
che forse vuol dire
"uomo, fai pure, staremo a vedere"
lei sa che se un uomo le è fedele
diventa immortale
come un guerriero antico
che in terre straniere
affronta il nemico
ed è certo di tornare
se a casa c'è una donna
che veglia sul suo cuore
con la potenza dell'amore

Perché per ogni donna
solo la vita è degna di memoria
senza quel vizio
di lasciare un segno
nella propria storia
(Giulio D'Agnello, Sandro Luporini)
 

7 commenti:

  1. Ehhhhh... è molto comodo per gli uomini (maschi) pensarla così. Che importa alle donne della politica, della carriera, delle aspirazioni personali? Le donne sono istinto, l'uomo intelletto! Mica funziona così, sapevatelo.

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    1. La lettura che ne ho dato io è esattamente all'opposto della tua.
      L'autore esalta alcune caratteristiche della donna confrontandole con la limitatezza dell'uomo.

      "L'uomo nel pensare è l'animale più fecondo
      ...
      per partorire lo spirito del mondo
      la donna invece partorisce veramente
      e senza usare troppo la mente"

      e anche

      "Davanti alla sua donna l'uomo
      l'uomo fa sfoggio del suo dire e del suo fare"

      Secondo me l'uomo ne esce proprio male.
      Addirittura anche nella ultima strofa

      "per ogni donna
      solo la vita è degna di memoria
      senza quel vizio
      di lasciare un segno
      nella propria storia"

      Secondo me è un epitaffio di quelle che sono le caratteristiche che normalmente si associano al maschile (tipo appunto il "vizio di lasciare un segno nella storia"). Così l'ho interpretata io e così credo anche sia nella mente dell'autore che ho ascoltato ieri sera. Per me è una delle più belle canzoni che conosco che esalta la femminilità e, purtroppo, distrugge la mascolinità. Poi in realtà nessuno è solo maschile e nessuno solo femminile. Ciascuno di noi maschi ha dentro di sè una parte femminile e viceversa accade nelle donne. In questa canzone si esaltano appunto le caratteristiche femminili (ad es. l'istinto) e si distruggono quelle maschili (ad es. l'intelletto) proprio perché l'autore (maschile) sente e intuisce la potenza del femminile e vorrebbe raggiungerla.

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  2. "e senza usare troppo la mente": uhmmmm (svampitelle?)
    "senza quel vizio di lasciare un segno nella propria storia": doppio uhmmmmm (ma chi l'ha detto che il desiderio di lasciare un segno sia un vizio e, soprattutto, che a noi femmine sia precluso?)

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    1. "la donna invece partorisce veramente e senza usare troppo la mente"

      è contrapposto al precedente

      "l'uomo... che partorisce lo spirito del mondo" (con la mente!)

      È una critica dell'aspetto maschile di essere mentalista. Non è pensare che le donne sono svampitelle!

      E il "lasciare un segno nella propria storia" è visto e dichiarato esplicitamente come vizio. E quindi è una critica. Nessuno preclude alle donne (e ai maschi) di lasciare un segno. Ma non è questo l'aspetto importante della vita. Non è lasciare un segno.

      Ma capisco/percepisco che il fatto che ci accapigliamo sulle parole vuol dire che siamo proprio "distanti". Quello che per me è un inno alla femminilità tu lo percepisci invece come una affermazione maschilista. Io (e penso anche Sandro Luporini) non siamo maschilisti, tutt'altro. Ma il fatto di non essere maschilisti non ci preclude di esaltare le caratteristiche femminili che vorremo esaltare e, magari, avere in abbondanza anche noi. E questo è il messaggio che Sandro lancia e che io cerco di fare mio. Tutto qui, almeno per me.

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  3. Quando ho scritto "le donne sono istinto, l'uomo intelletto!" volevo essere ironica, ma tu non l'hai capito perché è davvero così che ci vedete...

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  4. Uno degli autori mi ha appena passato la recensione di Andrea Marabotti, approvata dagli autori.

    IL TESTIMONE – Al centro dell’album arriva questo brano che, riprendendo temi anticipati da "Adamo 2009", propone una nuova dialettica, attraversando la quale l’uomo cercherà di liberarsi del "forse" che lo accompagna per trovare una nuova autenticità. Il personaggio centrale della canzone è stavolta la donna, col suo partorire "veramente" contrapposto agli sterili tentativi dell’uomo di partorire lo spirito del mondo con la sua arroganza e il suo sgomento. L’uomo, come già sottolineato nella canzone "Un alibi" di Gaber/Luporini (non a caso tratta da "Parlami d’amore Mariù", dove il tema centrale erano appunto i sentimenti), ha il "vizio di lasciare un segno nella propria storia", cerca goffamente e con fatica (qui il termine è usato in modo ironico, al contrario del brano precedente) di conquistarsi l’eternità partorendo pensieri che lascino un suo segno nella storia dell’umanità (ma sappiamo da tempo che "la realtà è un uccello che non ha memoria devi immaginare da che parte va", e quasi mai si lascia un segno consapevolmente, perché la storia, come la realtà, sfugge, sarebbe già tanto "buttare lì qualcosa e andare via"). Dall’altra parte c’è la donna: il suo parto è reale, è il suo corpo che fa la storia perché perpetua la vita, lei sente fisicamente di adempiere al suo "dovere verso l’eternità". Si sentono gli echi del "Dilemma", quando l’uomo "coltivava la sua smania e cercava la verità, lei l'ascoltava in silenzio, lei forse ce l'aveva già". Questa verità che possiede la donna sta tutta nel suo sorriso che manda "in onda il grande enigma della Gioconda": la donna, nel grande mistero della verità che "forse" già possiede, può condurre l’uomo a superare la situazione di sgretolamento che egli sta vivendo: lo lascia fare, lo lascia anche sbagliare, sapendo benissimo che sarà il suo amore che lo condurrà a quell’immortalità che lui sta cercando in una direzione sbagliata, quella del pensiero. Il brano assume in questa parte finale dei toni epici, e l’uomo, con la forza che le dona l’amore di una donna che "veglia sul suo cuore" diventa come un guerriero antico, ritrovando le caratteristiche che ha perso come individuo. Ma la strada da percorrere è ancora lunga, e il brano successivo ci porta dentro un’altra faccia, più oscura, del rapporto dell’uomo col mistero della donna.

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  5. Sì sì, avevo capito! Il ruolo fondamentale della donna è quello di Madre. Mi sembra un concetto un po' limitante che forse andrebbe un poco ripensato, ecco.
    E' vero siamo "distanti" e la distanza sta proprio nel vedere ancora differenze di genere. Senza rancore, eh! :-)

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