Mi sono immedesimato tantissimo in quest'uomo.
Ho il suo stesso problema.
Sono silenzioso e muto ascoltando gli altri, ma non sopporto nessuna interruzione quando poi sono io a parlare esponendo il mio filo logico.
«Non mi interrompere.
Su questo sono rigido.
Quando parlo tu taci, e viceversa.
Io ragiono con difficoltà, lentamente.
Se devo seguire un filo tu non devi parlare.
Ho una certa età, capisci.»
RispondiEliminaPremesso che guardando il filmato anch’io mi identifico con Corrado Augias e trovo l’altro odioso dal punto di vista comunicativo, vorrei esulare dal video per dire che hai ragione e che la capacità di ascoltare è la dote più grande nelle relazioni tra le persone. Hai anche un po’ torto, però: non è detto, infatti, che la capacità di ascoltare si debba esprimere con l’immobilità statuaria e il silenzio assoluto. Perché una cosa è la turnazione educata nel riempire lo spazio sonoro, una cosa è l’ascolto profondo, nel quale si va al di là delle parole per leggere anche il non detto timido o inquieto. Ci possono essere, a rinforzare l’ascolto, dei sì di condivisione, dei no di sorpresa, dei sospiri, degli schiarimenti di gola e persino delle parole, che escono spontanee sollecitate proprio dalla comprensione affettuosa e attenta. Nell’opera ci sono gli assolo, che so, arie, romanze…, i duetti o i terzetti (con i turni), ma le parti più affascinanti sono i concertati: momenti nei quali i personaggi (o un personaggio e il coro) cantano simultaneamente con parole diverse e musiche diverse per sottolineare uno scontro o, al contrario, una condivisione. Se non conosciamo il libretto non capiamo niente del concertato, ma i personaggi si capiscono tra loro ancora meglio che se facessero i turni. Perché la comunicazione non è solo razionalità e logica e non contano solo le parole, ma più di tutto le emozioni che fanno da cornice o da sottofondo alle parole stesse e imprimono loro il senso.
Il riferimento di Antonella alla tecnica musicale del concertato è bellissima, sono pienamente d'accordo con lei. Ho sempre pensato che l'insegnamento più importante che ti dà la musica, e soprattutto il fare musica insieme, è la capacità di empatizzare e comunicare con gli altri. A me una persona che ascolta in assoluto silenzio mette a disagio, preferisco uno scambio educato ma interlocutorio e accetto anche interruzioni impreviste, quando non sono polemiche ma finalizzate ad arricchire il discorso.
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