Mosso dalla voglia di ascoltare la mia beneamata folk-singer ho passato un lungo week-end nel nord-est.
Dapprima la mia città natale (Treviso) dove ho rivisto una cara amica che ha passato un anno davvero molto difficile. L'ho abbracciata stretta più volte. E stavolta ero io il più grasso dei due. Ma lei giustamente mi ha detto: "Stai bene? Sì! E allora che te ne frega della pancia?"
Poi ho scoperto una città (Udine) che non avevo mai prima visto (anche se ci avevo soggiornato per molte settimane a metà degli anni '70 quando ero ricoverato nell'ospedale militare). Mi ha sorpreso il suo calore (me la aspettavo fredda), le barbe e i baffi dei giovani, le donne profumate e magre, la sua ricchezza. E sabato sera ho mangiato il più buon San Daniele della mia vita (accompagnato tra l'altro da un ottimo frico).
Domenica mi sono invece mosso tutto il giorno. Dapprima fermandomi a vedere la città stellata (Palmanova), ammirando la ricostruzione degli strumenti che hanno contribuito a fortificarla (è nata nel 1600 come città fortezza edificata dalla Serenessima) e facendo una passeggiata sui bastioni che la circondano.
Poi invece per pranzo uno stupendo paesino (Grado) tra laguna e mare. È bellissimo il paesaggio di acqua dolce e salata che si vede arrivandovi attraverso una lunga strada che costeggia e separa la laguna dal mare. È veramente spettacolare e non ha nulla da invidiare alla laguna veneziana. È certamente turistica, ma non affollata come Venezia. Un gioellino che non conoscevo.
A metà pomeriggio un salto a Conegliano a vedere la mostra sui due Carpaccio (padre e figlio) appena inaugurata. La mostra raccoglie molte opere dei due. E molte di queste arrivano dall'Istria che, insieme a Venezia, sono stati i due posti dove i due hanno lavorato. Il padre si può dire che sia stato l'artista che ha segnato il passaggio tra due secoli (nato nel 1465 e scomparso nel 1525) e, ripensandoci adesso, proprio a cavallo dell'inizio dell'era moderna (Colombo ha scoperto l'America nel 1492).
La sera infine a Udine a sentire (per me la 4ª volta dal vivo) Joan Baez in un teatro pienissimo come un uovo e molto caloroso verso la cantante. C'è voluta una americana, cittadina del mondo, per ricordare pubblicamente a noi spettatori italiani la lotta degli abitanti della Val Susa. Ha infatti dedicato una canzone a loro, perché riescano a conservare la loro bella valle. L'ultimo dei bis che ha concluso il suo concerto è stato poi un altro omaggio all'Italia (tra i tanti che ha fatto durante il concerto) cantando la sua celeberrima Nicola and Bart in ricordo degli anarchici italiani Sacco e Vanzetti giustiziati innocenti sulla sedia elettrica nel 1927 negli Stati Uniti.
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Bel giro! La prossima volta ti consiglio di fermarti anche ad Aquileia, a due passi da Grado.
RispondiEliminabelle foto! Grazie di aver condiviso...
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