lunedì 31 dicembre 2012

Canzoni del 2012

16 gennaio 2012 Leonard Cohen Going Home
22 gennaio 2012 James Taylor Fire and Rain
22 gennaio 2012 James Taylor Sweet Baby James
25 febbraio 2012 Giorgio Gaber Quando è moda è moda
2 febbraio 2012 Crosby, Still, Nash & Young Teach Your Children
5 febbraio 2012 Laurel and Hardy Shine On Harvest Moon
19 febbraio 2012 Emma Non è l'inferno
25 febbraio 2012 Antonio Virgilio Savona Il testamento del parroco Meslier
3 marzo 2012 Maria Gadù Shimbalaiê
4 aprile 20122 Frank Sinatra As Times Goes By
21 aprile 2012 Pino Daniele Melodramma
24 aprile 2012 Barbara Streisand People
24 aprile 2012 Barbara Streisand Yentl - Papa Can you Hear Me?
22 maggio 2012 Oskar Rieding Concerto in B minor
for Violin and Piano Op. 35
15 giugno 2012 Paco de Lucia y Pepe de lucia Sólo quiero caminar
16 giugno 2012 U2 Walk On
24 giugno 2012 Lhasa My name
17 luglio 2012 Deep Purple Child in Time
15 agosto 2012 Rocco Papaleo e Marco Alemanno Mi fa male il mondo
23 agosto 2012 Dulce Pontes Ballad of Sacco & Vanzetti
16 settembre 2012 PFM Impressioni di settembre
28 settembre 2012 Violeta Parra Rin del Angelito
9 ottobre 2012 Sigur Rós Dauðalognm
14 ottobre 2012 Cristina Branco O meu amor
16 ottobre 2012 Silvio Rodriguez Vivo en un país libre
20 ottobre 2012 Lila Downs Cielo rojo
4 novembre 2012 Takeshi Kitano Tapdance
14 novembre 2012 Ivano Fossati C'è tempo
23 novembre 2012 Giorgio Gaber Non insegnate ai bambini
25 novembre 2012 Azure Ray November
29 novembre 2012 Balmorhea The Winter


Le canzoni del 2011 sono qui.

Spettacoli e mostre del 2012


4 gennaio 2012
Ho voluto essere pittore e sono diventato Picasso
Palazzo Blu
Pisa

4 marzo 2012
Upside down memories di Romano Cagnoni
Palazzo Mediceo
Seravezza

19 aprile 2012
Pino Daniele
Teatro Verdi
Firenze

2 giugno 2012
Elliott Erwitt: The Personal Best
Casa dei Tre Oci
Venezia

2 luglio 2012
Giulio D'Agnello in concerto
Artemisia
Capannori

20 e 21 luglio 2012
FestivalGaber
Viareggio

16 agosto 2012
Paolo Rossi: Serata del disonore
Versiliana
Marina di Pietrasanta

20 agosto 2012
PFM
Versiliana
Marina di Pietrasanta

26 agosto 2012
Elisabetta Salvatori e Matteo Ceramelli
Non c'è mai silenzio
Viareggio

5 ottobre 2012
Spirito Allegro (di Noël Coward)
Comnpagnia teatrale La Tartaruga
Cascine di Buti (PI)

2 novembre 2012
Lucca Comics
Lucca

4 novembre 2012 e 1° dicembre 2012
Wassily Kandinsky dalla Russia all'Europa
Palazzo Blu
Pisa

10 novembre 2012
Cirque du Soleil: Alegria
Bologna

18 novembre 2012
Anni '30 - Arti in Italia oltre il fascismo
Palazzo Strozzi
Firenze

18 novembre 2012
Francis Bacon e la condizione esistenziale nell'arte contemporanea
Palazzo Strozzi
Firenze

25 novembre 2012
Tanto rumore per nulla
Teatro S. Andrea
Pisa

3 dicembre 2012
Rags, Swing & Songs
Quartetto Italiano di Clarinetti
Stazione Leopolda
Pisa

23 dicembre 2012
La musica è una necessità
Carlo Ipata e Carlo Pernigotti
Teatro Rossi Aperto
Pisa


Spettacoli e mostre del 2011 sono qui.

I film del 2012

1. 7 gennaio 2012 J. Edgar
2. 22 gennaio 2012 The Help
3. 7 febbraio 2012 Dancing Dreams
4. 16 febbraio 2012 Rapina a mano armata
5. 16 febbraio 2012 Tomboy
6. 28 febbraio 2012 Quasi amici
7. 3 marzo 2012 Welcome
8. 18 marzo 2012 Cesare deve morire
9. 20 marzo 2012 Sette opere di misericordia
10. 2 aprile 2012 Cosa piove dal cielo?
11. 16 aprile 2012 La morte corre sul fiume
12. 5 maggio 2012 To Rome With Love
13. 6 maggio 2012 Hunger
14. 10 maggio 2012 Diaz
15. 14 maggio 2012 L'uomo che cadde sulla Terra
16. 3 giugno 2012 Marilyn
17. 17 giugno 2012 Men in Black 3
18. 25 giugno 2012 Hugo Cabret
19. 10 luglio 2012 Shame
20. 20 luglio 2012 Il castello nel cielo
21. 25 luglio 2012 In time
22. 1° agosto 2012 7 days in Havana
23. 7 agosto 2012 Sherlock Holmes: Gioco di ombre
24. 9 settembre 2012 Bella addormentata
25. 13 settembre 2012 Bellissima
26. 17 settembre 2012 È stato il figlio
27. 18 settembre 2012 Pietà
28. 23 settembre 2012 Il segreto dei suoi occhi
29. 6 ottobre 2012 Metropolis
30. 19 ottobre 2012 Lo spazio bianco
31. 24 ottobre 2012 Lulù - Il vaso di pandora
32. 27 ottobre 2012 Amour
33. 11 novembre 2012 La nave dolce
34. 13 novembre 2012 Woody
35. 17 novembre 2012 Milk
36. 21 novembre 2012 Venuto al mondo
37. 24 novembre 2012 La sposa promessa
38. 11 dicembre 2012 Il primo uomo
39. 24 dicembre 2012 Se mi lasci ti cancello
Eternal Sunshine of the Spotless Mind
40. 28 dicembre 2012 La collina dei papaveri

I film del 2011 sono qui.

lunedì 24 dicembre 2012

Il mugnaio di Saint-Souci

Vorrei avere mugnai e giudici con il diritto di parola.



18 febbraio 2009 - 21:59 
Me l'ero perso. Come al solito non c'è da aggiungere niente, se non che quest'uomo, forse perchè troppo intelligente, arguto e preparato, è stato mandato a fare la vacca grassa in un luogo dove non poteva nuocere alla nomenklatura dei partiti di sinistra mentre ne poteva essere uno dei fari più luminosi.
Con lui partirei per qualsiasi nuova strada politica... ma per fortuna ce ne sarebbero tanti altri da portare su con noi.

18 febbraio 2009 - 23:46 
Quello che piu' mi ha colpito in quei tristi giorni non e' stato tanto la tragedia di una persona che volgeva alla fine (purtroppo ci sono moltissime altre Eluane di cui noi adeso non sappiamo ancora nulla) quanto la ferita che sentivo aprirsi, squarciarsi, nel rapporto tra i poteri dello stato.
Se arriva un qualsiasi governo (o un qualsiasi legislatore) che puo' disfare a suo piacimento una sentenza di un giudice allora veramente puo' capitare di tutto.
Purtroppo adesso in Italia stiamo andando in questa direzione, cioe' quella di infischiarsene della Costituzione, il framework su cui si regge la nostra societa'.
Prima si e' cominciato con il lodo Alfano che rende speciali, di fronte alla legge, 4 persone rispetto a tutte le altre.
Poi si e' tentato di continuare con il decreto del governo sul caso Englaro. Adesso si sta continuando con la liberta' di stampa: carcere o multa a chi pubblica certe notizie. Fosse per me io darei un premio a chi pubblica certe notizie, altro che mandarlo in carcere!
Poi la possibilita' da parte dei medici di denunciare i clandestini.
E' difficile per me capire tutto cio'. Se dovessi spiegarlo alle mie figlie non saprei da dove cominciare. Posso resistere per altri 2-3 anni al massimo. Poi le mie figlie cominceranno a chiedermi conto di quello che cominceranno a vedere con i loro occhi. E io cosa potro' dire loro?

18 febbraio 2009 - 23:56
 
Dovrai dire loro come stanno le cose, perchè l'unica speranza di riscatto che vedo adesso è nelle giovani generazioni che si affacceranno nei prossimi anni.

venerdì 21 dicembre 2012

martedì 18 dicembre 2012

Mia carissima Lily




Venezia, 9.10.32
Mia carissima Lily,

Grazie di tutto cuore per la tua lettera ricevuta oggi. Mi ha fatto piacere perché, alla partenza, ti avevo lasciato triste. Sono lieto di sapere che riprendi le tue forze, che il "Bambimbo" sta bene e che già pone qualche problema. Domani è il tuo compleanno ma non riceverai lettere mie perché, ieri, l'Onnipotente non mi aveva ancora svelato cosa Venezia riserva, sin dal primo giorno, al suo visitatore. Penso oggi intensamente alla tua festa che tutti gli anni riserva qualcosa di nuovo e mi rallegro nella certezza che l'anno prossimo sarà ancora più bella.
Venezia è una città senz'automobili, senza carrozze, senza asini, senz'alberi, con pochi cani e molti gatti (ma nessuno bello). Motivo essenziale l'acqua alta in permanenza, in molte strade, anche in quelle principali. Chissà come staranno le case, immerse in questo costante pediluvio? Si cammina comodamente ma la tanta confusione e i molti ponti - dire molti è dire poco - causano enormi difficoltà: difficoltà che non sono tuttavia tra le minori. Impedimento ancora maggiore è infatti la mancanza di ogni punto di riferimento, così che orientarsi senza busoola sembra quasi impossibile.
Poche le eccezioni a questa confusione ed angustia di spazio (dire poche è già quasi esagerare); il Canal Grande (ma è bagnato); la piazza San Marco con l'attigua piazzetta ed il molo, che è largo per breve spazio, concede libertà allo sgardo. Ma è cosa da poco. È in queste condizioni che oggi ho gironzolato per ore, senza allenamento! Ma tutto è nuovo e pieno d'attrattive. Piazza San Marco è unica nel suo genere. Di più, dopo questa esperienza, non potrei dirti. Domani voglio visitare l'Accademia per ammirare i dipinti.
Il treno che da Milano (da dove ieri ti diedi notizie) mi portò qui era molto simpatico. Dopo la colazione, con due panini imbottiti, pranzai con dovizia in un'elegante carrozza-ristorante. All'arrivo trovai l'acqua già alta ciò che mi fece gridare spaventato "Pilsen"! Poi giunse un tizio che sapeva il tedesco e mi procurò un facchino. Il facchimo sollevò il mio modesto bagaglio quasi fosse pesante e corse in direzione di un orribile, misero battellino. Ed io dietro di lui. Dopo quattro fermate scendemmo e, percorso un tratto di strada a piedi, giungemmo a destinazione. In definitiva tutto regolare. A sera rintracciai la trattoria di Kandinsky che si chiama La Colomba. È per bene e niente cara. A Venezia è un pullulare, del resto, di simpatici ristorantini di ogni prezzo e dove ci si trova sempre a proprio agio.
Il tempo qui è diverso da quello che tu avevi previsto. Più caldo che bello, tende cioè alla "spruzzata" che quasi quasi neppure si può chiamare pioggia. L'aria è dolce. La gente, in genere, è più vitale che bella. Sa darsi un contegno, sa posare ed è restata sana di spirito. Di tanto in tanto ammiro cose stupende, come in un bel sogno.
Concludo. Abbi cura di te, in attesa che si possa, in una prossima occasione, bighellonare insieme. Ti bacio

il tuo Paul

lunedì 10 dicembre 2012

Il Parnàs


L'agosto del '44.
Quante tragedie.
Ma anche Pisa.
Tagliata in due dall'Arno.
I tedeschi erano schierati a nord e occupavano buona parte di Pisa, compresa la città vecchia con i suoi più importanti monumenti.
Gli alleati a sud.
I ponti sull'Arno tutti saltati.
E appunto, il 1º agosto, un altro eccidio nazista dove muoiono 7 ebrei e 5 cristiani raccolti nell'abitazione di Giuseppe Pardo Roques.
Ho appena finito di leggere Il Parnàs di Silvano Arieti che narra, in forma romanzata e un po' teatrale quegli avvenimenti.
Qualche anno fa avevo pure cominciato a leggere un saggio scientifico di Carla Forti intitolato Il caso Pardo Roques che analizzava dal punto di vista storico lo stesso avvenimento.
L'estate di quell'anno è stata tremenda.
E quanto poco ne sanno i giovani di adesso su tutti quegli avvenimenti.
Quanto poco ne sanno i pisani di ogni età di quanto è accaduto nella loro città in quegli anni.
Il 25 aprile sono solito salire verso S'Anna e fermarmi lungo la strada a festeggiare la Liberazione in qualcuno dei tanti paesi della Toscana.
E vedo solo persone anziane (molto più anziane di me) oppure bambini delle elementari accompagnate da qualche maestra. Dove sono tutti gli altri?
Per fortuna quando arrivo a Sant'Anna rivedo ancora giovani, per lo più tedeschi, che vengono in pellegrinaggio per cercare di capire cosa sia successo e per chiedere scusa.

Aggiornamento del 23/12/2012.
Leggendo questo articolo ho capito che i Taviani andarono ad abitare nel 1945 proprio a casa del Parnàs. Ecco infatti cosa ha ricordato venerdì scorso Vittorio Taviani:
«Carissimi, devo confessarvi una cosa: nel lontano 1945 quando la mia famiglia dovette trasferirsi da San Miniato a Pisa, dopo che la nostra casa era stata fatta saltare in aria durante la guerra, noi non volevamo assolutamente! Noi sognavamo di andare a Firenze! Il trasloco avvenne a bordo di un camion del circo equestre e noi piccini dovemmo arrampicarci sulla cabina lasciando i piedi ciondoloni davanti al vetro del guidatore. Eravamo una famiglia molto numerosa e ci dovemmo arrangiare così. Quando però arrivammo sul Lungarno, ci dicemmo l'un l'altro: "è molto più bello di quello di Firenze!" e ci innamorammo di questa città». La casa che li avrebbe ospitati - racconta - era stata di proprietà di un ebreo che aveva la fobia dei cani e che portava sempre con sè un bastone con il quale avrebbe potuto difendersi dalle bestie che, secondo lui, sarebbero prima o poi andate a fargli visita. E infatti i nazisti arrivarono. E lui per difendersi, alzò il bastone e li maledisse. Il gesto non fu abbastanza per fermare la follia omicida dei nazisti e lui, insieme con la sua famiglia,vennero trucidati.

domenica 9 dicembre 2012

Assalto al bene comune

Se l’Italia ha un Codice dei beni culturali e paesaggistici lo deve a Salvatore Settis, storico dell’arte e archeologo della Normale di Pisa che non si è mai risparmiato nella battaglia per la piena attuazione della Costituzione. Che con l’articolo 9 «promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione». Rientrato in Italia nel ’99, dopo aver diretto il Getty Museum, Settis ha intrapreso una tenace battaglia contro la svendita del patrimonio pubblico. Cominciata nel 1991, quando il governo Andreotti provò a istituire la Immobiliare Italia Spa, e culminato dieci anni dopo con la Patrimonio dello Stato spa di Tremonti che prevedeva cartolarizzazioni e dismissioni non solo di palazzi pubblici, ma anche di pezzi di paesaggio: «Da allora le ipotesi di dismissione ricorsero assai spesso, più o meno a ogni finanziaria», scrive Settis nel suo nuovo libro Azione popolare, cittadini per il bene comune (Einaudi). «Anche con i governi di centrosinistra del 1996-2001». Per denunciare lo scellerato tentativo di mettere all’asta il Paese, nel 2002 pubblicò l’incisivo Italia spa. L’assalto al patrimonio culturale (Einaudi) e da allora la sua battaglia per la tutela e la valorizzazione non ha conosciuto soste, sul piano degli studi scientifici, ma anche su quello più direttamente politico. Arrivando, appunto, a stilare il Codice dei beni culturali nel 2004 ma anche a dimettersi da presidente del Consiglio superiore dei beni culturali in dissenso con i feroci tagli alla cultura firmati dal ministro Bondi nel 2009 e con i suoi tentativi di silenziare quell’organo consultivo. Dopo tutto questo, come tacere ora davanti allo scempio della cosa pubblica che continua ben oltre la caduta del governo Berlusconi sotto l’egida del governo Monti? Perciò l’elegante e coltissimo professore, facendo suo il motto “Indignez-vous!” del partigiano Stéphan Hassel mira a scuoterci dal torpore con il suo nuovo libro (il più schiettamente politico). E ci invita a rileggere la Costituzione come manifesto politico contro «la prevalenza del profitto privato sul bene pubblico, la sopraffazione, l’arroccarsi delle caste a difesa di privilegi immeritati, la concezione di ambiente e paesaggio come materia bruta da devastare a proprio vantaggio».

Professore, gli italiani hanno perso la capacità di indignarsi per il sacco della cosa pubblica?

In realtà penso che i cittadini siano sempre meno indifferenti. C’è una grande sensibilità che sta crescendo. Nonostante questo, il sacco dell’Italia è evidente. Perciò credo sia molto importante collegare il saccheggio al patrimonio culturale e al paesaggio con tutte le altre forme di saccheggio a cui stiamo assistendo, con l’economia di rapina che sta proliferando a spese dello Stato e delle istituzioni pubbliche. Dobbiamo reagire. Avendo la consapevolezza che l’assalto al patrimonio culturale, così come quello a diritti come la salute e il lavoro, insieme all’assalto alle proprietà pubbliche o al demanio, sono parte di uno stesso disegno di smontaggio dello Stato; un disegno che ha il “piccolo difetto” di essere completamente illegale. Oltreché contrario all’interesse della generalità dei cittadini.

Nel suo nuovo libro scrive che il patrimonio d’arte è un “bene comune”. Ma da Craxi a Tremonti a Renzi è considerata «giacimento da sfruttare». La nostra classe dirigente non capisce che la cultura è un’esigenza irrinunciabile, non merce da depredare?

C’è una diffusa leggenda secondo cui la destra becera della stagione berlusconiana sarebbe stata sostituita da una destra colta e pulita. Ma bisogna constatare amaramente che la destra colta e tecnocratica del governo Monti fa esattamente le stesse cose della destra becera precedente. La destra di Sarkozy, invece, non ha tagliato i fondi alla cultura. Anzi ha puntato sulla ricerca come settore strategico. Beninteso la destra, come lei può ben capire, a me non piace per niente. Registro però che Frédéric Mitterrand dichiarava che i fondi del ministero della Cultura vanno considerati un santuario intoccabile. E, infatti, non furono diminuiti di un euro. Questo mentre in Italia si tagliava spietatamente. E al ministro Sandro Bondi non importava un bel niente.

Continuando il confronto, nell’attuale crisi, il ministro della Cultura del governo Hollande, Aurelie Filippetti, ribadisce che tagliare la cultura sarebbe una follia. E in Italia?

Bisogna avere il coraggio di dirselo chiaramente. Ormai anche la sinistra è rassegnata a subire i tagli alla cultura come una sorta di fatalità, dettata dalla crisi economica. Ma non è vero. Si veda anche la Germania che reagisce alla crisi dicendo che in cultura, tuttavia, si investe. Sono sempre di più i cittadini italiani che protestano contro questa concezione marginale della cultura, vista quasi fosse un lusso.

Ma non sono ancora abbastanza. Intanto i ministri Passera e Ornaghi firmano il manifesto per la cultura de Il Sole 24 ore, si stracciano le vesti per dire che non vorrebbero mai tagliare in cultura e intanto lo fanno. C’è questa doppia verità, questo doppio binario. Al teatro Eliseo, anche la platea di addetti ai lavori degli Stati generali della cultura ha contestato apertamente i due ministri.

Ero in Cile (per un ciclo di conferenze sui beni culturali, ndr), l’ho appreso dai giornali. Ma posso dire che i ministri contestati, Ornaghi e Profumo, sono del tutto appiattiti sull’operato dei loro predecessori, Bondi e Gelmini. Trovo veramente stupefacente che un governo tecnico - appoggiato anche dal Pd - abbia una così totale assenza di prospettiva nella politica culturale del Paese. Il ministro Passera e il viceministro Mario Ciaccia, nel frattempo, continuano a dire che troveranno 80 miliardi, 100 miliardi...Parlano di infrastrutture, di autostrade, non parlano mai seriamente di messa in sicurezza del territorio nonostante il Paese sia devastato da sismi e dissestato sotto il profilo idrogeologico. Passera parla sempre in occasioni pubbliche di un’agenda culturale del governo, ma è un flatus vocis dietro al quale non si vede il più remoto progetto concreto. Per non dire poi di Ornaghi, che non fa nemmeno promesse. Si limita a dire che lo Stato deve aspettare l’arrivo di finanziatori privati.

Per i beni culturali, Ornaghi auspica «meno Stato e più privati».

Che dica questo è gravissimo. Sarebbe come se un ministro della Repubblica per mantenere l’ordine pubblico dicesse «sarebbe bene chiamare la mafia». Contributi privati ai beni culturali sono i benvenuti, purché funzioni (secondo Costituzione) il sistema pubblico della tutela, con risorse pubbliche.

Soprintendenze territoriali sempre più depauperate di competenze, blocco delle assunzioni e nomine politiche ai vertici delle maggiori istituzioni, come la Melandri al MAXXI. Da dove ripartire per uscire da questo impasse?

Nel libro non suggerisco delle ricette per i beni culturali. Ho voluto dare un messaggio del tutto diverso: per poter affrontare il problema della cultura in maniera risolutiva è necessario inquadrarlo in un ambito più ampio. Il diritto alla cultura fa parte di un orizzonte costituzionale. Bisogna capire alla radice il problema.

Tutte le questioni che lei cita sarebbero facilissime da risolvere se ci fosse un ministro competente capace di prendere tutti i provvedimenti necessari.

Ma un tecnico di indubbia competenza come Mario Monti ha scelto come ministro della Cultura la persona più disadatta, la più lontana da questo compito. Per evitare che in futuro il ministro della Cultura sia una figura di quarta o quinta fila bisogna ridare centralità alla cultura e leggerla nell’orizzonte degli altri diritti costituzionali. L’articolo 9 non è frutto del caso. Non è un’intrusione. È assolutamente essenziale. La cultura, come il diritto alla salute, al lavoro, all’istruzione (scuola, università, ricerca) sono essenziali alla democrazia, alla libertà e all’uguaglianza, cioè ai valori fondamentali della Carta. Capendo questo si trova poi anche la soluzione alle singole questioni.

La Costituzione, lei scrive, è un manifesto politico, quanto mai vivo. Non un feticcio.

I diritti che citavo concorrono parimenti a garantire l’autonomia e la dignità del cittadino. L’articolo 9 va messo in relazione con la messa in sicurezza del territorio e con la tutela del paesaggio. D’altro canto la concezione costituzionale di tutela dell’ambiente risulta dalla combinazione con la tutela della salute e va letta in parallelo all’articolo 32, inteso come diritto alla salute. Per il futuro dell’Italia dobbiamo tenere insieme tutte queste cose. Non devono essere la seconda o la terza o la quarta preoccupazione, bensì la prima. Attuando la Costituzione si creerebbe tantissimo lavoro. E ce n’è molto bisogno oggi, specialmente per le generazioni giovani.

Il giurista Stefano Rodotà è stato invitato in Tunisia perché, dopo la Primavera araba, c’è chi pensa a una costituzione sull’esempio della nostra. La nostra Carta viene presa a modello all’estero e in Italia c’è chi la ritiene inattuale?

La nostra Carta è già stata presa ad esempio da altri Paesi. L’articolo 9 è stato copiato dalla Costituzione portoghese e da quella maltese ed è stato praticamente parafrasato da Paesi del Sudamerica. Chi parla della nostra Costituzione come di “un ferro vecchio” non sa quel che dice. O forse lo sa molto bene... Chi protesta contro l’articolo 42 sul diritto di proprietà che è limitato nella Carta italiana dall’utilità sociale, ora dice - come fa Berlusconi - che è vecchia e andrebbe cambiata. E non si accorge che sta criticando una Costituzione del 1948 auspicando un ritorno allo Statuto Albertino del 1848. Nello Statuto Albertino, infatti, la proprietà privata era un valore assoluto. Ora, dire che la Carta è invecchiata per poi tornare indietro di cento anni, mi sembra una mossa suicida.

(intervista di Simona Maggiorelli a Salvatore Settis)

venerdì 7 dicembre 2012

Più nulla doveva dipendere dall'esterno

Ogni dolcezza, ogni contatto, ogni abbandono, andava serrato nel cuore come in un carcere e disciplinato come un vizio, e più nulla doveva apparire all'esterno, alla coscienza. Più nulla doveva dipendere dall'esterno: né le cose né gli altri dovevano potere più nulla.
(Cesare Pavese, Il carcere, 1939)