lunedì 10 dicembre 2012

Il Parnàs


L'agosto del '44.
Quante tragedie.
Ma anche Pisa.
Tagliata in due dall'Arno.
I tedeschi erano schierati a nord e occupavano buona parte di Pisa, compresa la città vecchia con i suoi più importanti monumenti.
Gli alleati a sud.
I ponti sull'Arno tutti saltati.
E appunto, il 1º agosto, un altro eccidio nazista dove muoiono 7 ebrei e 5 cristiani raccolti nell'abitazione di Giuseppe Pardo Roques.
Ho appena finito di leggere Il Parnàs di Silvano Arieti che narra, in forma romanzata e un po' teatrale quegli avvenimenti.
Qualche anno fa avevo pure cominciato a leggere un saggio scientifico di Carla Forti intitolato Il caso Pardo Roques che analizzava dal punto di vista storico lo stesso avvenimento.
L'estate di quell'anno è stata tremenda.
E quanto poco ne sanno i giovani di adesso su tutti quegli avvenimenti.
Quanto poco ne sanno i pisani di ogni età di quanto è accaduto nella loro città in quegli anni.
Il 25 aprile sono solito salire verso S'Anna e fermarmi lungo la strada a festeggiare la Liberazione in qualcuno dei tanti paesi della Toscana.
E vedo solo persone anziane (molto più anziane di me) oppure bambini delle elementari accompagnate da qualche maestra. Dove sono tutti gli altri?
Per fortuna quando arrivo a Sant'Anna rivedo ancora giovani, per lo più tedeschi, che vengono in pellegrinaggio per cercare di capire cosa sia successo e per chiedere scusa.

Aggiornamento del 23/12/2012.
Leggendo questo articolo ho capito che i Taviani andarono ad abitare nel 1945 proprio a casa del Parnàs. Ecco infatti cosa ha ricordato venerdì scorso Vittorio Taviani:
«Carissimi, devo confessarvi una cosa: nel lontano 1945 quando la mia famiglia dovette trasferirsi da San Miniato a Pisa, dopo che la nostra casa era stata fatta saltare in aria durante la guerra, noi non volevamo assolutamente! Noi sognavamo di andare a Firenze! Il trasloco avvenne a bordo di un camion del circo equestre e noi piccini dovemmo arrampicarci sulla cabina lasciando i piedi ciondoloni davanti al vetro del guidatore. Eravamo una famiglia molto numerosa e ci dovemmo arrangiare così. Quando però arrivammo sul Lungarno, ci dicemmo l'un l'altro: "è molto più bello di quello di Firenze!" e ci innamorammo di questa città». La casa che li avrebbe ospitati - racconta - era stata di proprietà di un ebreo che aveva la fobia dei cani e che portava sempre con sè un bastone con il quale avrebbe potuto difendersi dalle bestie che, secondo lui, sarebbero prima o poi andate a fargli visita. E infatti i nazisti arrivarono. E lui per difendersi, alzò il bastone e li maledisse. Il gesto non fu abbastanza per fermare la follia omicida dei nazisti e lui, insieme con la sua famiglia,vennero trucidati.

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