domenica 14 aprile 2013

Oltre Pina



Cominciamo dall'introduzione. Un cardinale magro (un cardinale magro?) che pattina sulla scena aspettando che tutti gli spettatori prendano posto in platea. L'allampanato e barbuto pattinatore mi ha fatto tornare in mente Nanni Moretti (forse a causa di Habemus Papam e di Papa Francesco? Può darsi... il mio cervello fa spesso strane associazioni di idee).

Il corpo di danza e il linguaggio. È stata la prima volta che ho visto un corpo di danza composto quasi esclusivamente da maschietti (l'unica femminuccia era Sant'Agata). Mentre assistevo allo spettacolo ragionavo tra me e me su segni, parole, sintassi, linguaggio e messaggio portati avanti dal balletto. Mi dicevo che a differenza di altri contesti (letteratura, pittura, cinema, teatro) nel balletto conosco pochissimo i segni base utilizzati. E ancora meno conosco il modo di unirli per formare parole che siano connesse tra di loro usando una sintassi e una grammatica conosciute. Ogni nuovo spettacolo è la scoperta di nuovi simboli, nuove parole (e forse nuovi linguiaggi). Ma finora c'erano per lo meno sempre state certe caratteristiche a comune. Una di queste era la velocità. Nello spettacolo di ieri sera invece ho notato per la prima volta la lentezza, l'estrema lentezza (non in tutte le scene, ma in alcune). E questo mi ha sorpreso e spiazzato. E ha complicato ancora di più la lettura. In passato sono riuscito ad apprezzare, dopo un po', spettacoli di danza moderna (ad esempio adesso sono un patito di quello che ha fatto Pina Baush), ma quello di ieri sera era veramente ultra-moderno. E forse le mie connessioni neuronali non sono più flessibili come in gioventù. Così ho semplicemente goduto dei movimenti e della musica che percepivo, senza curarmi più di tanto di quello che il coreografo volesse comunicarmi. E infatti il monologo finale, una sorta di spiegazione di quello a cui avevo assistito, mi ha spiazzato.

Poi la scenografia. Ci ho messo mezzora per capire cosa fosse. Poi ho chiesto al mio vicino che mi ha risposto "Carta igienica!". "NO!" ho esclamato io, "Guarda meglio!". Poi ho suggerito sottovoce, quasi vergogandomi della mia illuminazione (o della mia mente bacata): "Reggiseni!". Ha concordato soddisfatto anche il vicino. Reggiseni bianchi appesi uno attaccato all'altro a formare una specie di tenda che delimitava i tre lati dello spazio scenico.

Per la musica ho riconosciuto Carmen Consoli, Dire Straits, Gustav Mahler e Burt Bacharach. Ma sicuramente ce n'erano altri. Molta musica era suonata dal vivo da un complessino di tre elementi tra i quali spiccava anche una fisarmonica (l'avevo già detto che questo è l'anno di questo strumento?).

Il volantino di presentazione dice che questo spettacolo ha vinto nel 2009 il premio Danza&Danza e che la Compagnia di Zappalà è considerata oggi dalla critica europea una delle più interessanti realtà della danza contemporanea italiana.

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