Un delizioso giardino nascosto tra le mura di Pisa.
Tre bravi esecutori: clavicembalo, flauto traverso e violoncello.
Un pubblico abbastanza rispettoso.
Un programma che spaziava da Teleman ad Haydn,
passando dai due Bach (padre e figlio) e Quantz.
Una piacevolissima serata con C.
Sono le piccole, ma grandi iniziative che dovremmo cercare di valorizzare. Invece e purtroppo siamo diventati, anche in senso musicale, il paese degli eventi, tanto grandi quanto effimeri. Siamo stati il paese per stereotipo appaiato alla musica eppure ci distinguiamo per l’abbandono dei nostri musicisti, dei nostri teatri e delle nostre scuole di musica. E ci distinguiamo anche per il nostro analfabetismo (innocente) come ascoltatori. Da noi l’educazione musicale è affidata al privato dove chi può, se ha a sua volta un’educazione o, almeno, una sensibilità specifica, paga le lezioni per i propri figli. Negli altri paesi è a scuola che chiunque impara a suonare uno strumento musicale e prosegue poi all’università. Perché la musica è ritenuta ovunque, ma non in Italia, un indispensabile aspetto della formazione delle persone.
RispondiEliminaPer fortuna anche in Italia le cose stanno cambiando: grazie all'esistenza di ottime scuole medie a indirizzo musicale (nella nostra città ne esistono già due) tanti ragazzi possono avvicinarsi allo studio di uno strumento musicale e alla musica d'insieme sotto la guida di bravi insegnanti senza spendere neppure un euro. Speriamo che questa buona pratica possa estendersi a macchia d'olio!
RispondiEliminaSarebbe bello, infatti. Però è dal centro che deve venire l'impulso rendendo possibile a tutti e in tutti gli ordini e gradi di istruzione pubblica praticare musica. E' un mio vecchio sogno. Sono convinta che staremmo tutti meglio, con noi stessi e con gli altri, condividendo il piacere della musica.
RispondiEliminaEppure su questo punto mi sento ottimista. Posso fare un confronto diretto tra i miei studi musicali e quella dei miei figli: trovo che oggi le opportunità per i ragazzi di accostarsi alla musica si siano moltiplicate e che si sia anche smussata quella rigidità che era tipica dei conservatori italiani. Conosco molti adolescenti che fanno musica con entusiasmo, senza quell'ansia da prestazione che ha contraddistinto i miei anni di studio e dei quali non serbo un bel ricordo. Tra l'altro ci sono anche alcuni (troppo pochi, si!) licei musicali, quindi la riforma dei programmi scolastici si sta lentamente arricchendo. Certo, questo è solo l'inizio: mi piace però vedere, per una volta almeno, il bicchiere mezzo pieno e non quello mezzo vuoto.
RispondiEliminaMi piace molto di più essere richiamata all'ottimismo che al pessimismo! A volte ci si lamenta proprio per trovare qualcuno che dica: "...ma via, su, non è proprio così..." :)
RispondiEliminabè, dire semplicemente "padre e figlio" per uno che ne segnò all'anagrafe almeno una ventina (fra cui alcuni buoni compositori) resta un po' nel vago Non ti pare? ;-)
RispondiElimina