sabato 17 ottobre 2015

Utoya (un Rolex tatuato sulla schiena)

È il 22 luglio 2011, siamo in Norvegia. Anders Behring Breivik, ‘il mostro’, scatena l’inferno. Otto morti con un’autobomba a Oslo, un diversivo e poi il vero obiettivo: 69 ragazzi laburisti uccisi uno a uno nell’isola di Utøya, il ‘paradiso nordico’ sede storica dei campeggi estivi dei socialisti di tutto il mondo.
Avevo rimosso quei fatti. Perché? Leggevo il libro di Mariani e mi chiedevo come fosse stato possibile che avessi dimenticato una strage tanto grave avvenuta nel cuore di un'Europa in teoria in pace, in teoria unita. Avevo l'impressione che tutto fosse avvenuto molti anni fa e invece era il 2011, l'altro ieri, insomma. Perché avevo dimenticato?

Serena Sinigaglia


Ieri sera al Magnolfi di Prato sono stato tra i primi ad entrare in una piccola e deliziosa sala che sembrava un café-chantant di due secoli fa. Era una chicca. E il proscenio era magico con quei ceppi avvolti da una nebbia nordica. Insomma tutto mi ha predisposto favorevolmente ad uno spettacolo che è senz'altro stato tra i migliori a cui abbia ultimamente assistito. I due bravi attori del Teatro Ringhiera di Milano interpretavano tre diverse coppie nei giorni precedenti e seguenti a quelli della strage di Utøya.

Mi è capitato nei giorni scorsi di accennare a qualche mio amico che sarei andato a vedere uno spettacolo su Utoya e tutti mi gaurdavano con aria interrogativa domandandosi tra sè e sè di cosa mai stessi parlando. E la stessa aria stranita avevano gli attori ieri sera quando interpretavano la reazione dei norvegesi ad una strage islamica sul loro suolo nordico lontano anni-luce dal resto del mondo. Ma non era un attacco terrorstico di "altri". No!

Ma lo spettacolo non è politico, bensì molto intimo. Parla di noi e di come reagiamo a ciò di inaspettato e crudele e malvagio che ci può capitare. Ci sono personaggi odiosi (sicuramente due dei tre uomini) e ci sono donne più realiste e vere (con meno "castelli razionali" in testa e più attaccate alla vita).

È stato un bellissimo spettacolo che consiglio assolutamente ai miei 5 manzoniani lettori di andare a vedere prima del 25 ottobre (ultimo giorno di recita). Ne vale sicuramente la pena.



Il "norvegese" che apre e chiude lo spettacolo mi ha ricordato con affetto una coppia di amiche e il loro "norvegese".

4 commenti:

  1. Mi sono reso conto solamente adesso che Avevo già visto Arianna Scommegna sempre al Metatastasio nel 2013. Interpretava Ruth in Ritorno a casa di Pinter, diretto da Peter Stein. E per quella interpretazione aveva vinto l'UBU l'anno scorso.

    Chi vuole sostenere un progetto sponsorizzato dal teatro Ringhiera può, previa registrazione, dare il suo voto a La Piana qui scegliendo il n. 19.

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  2. Mi trovavo ad Oslo esattamente una settimana prima del tragico attacco terroristico. Con i miei figli abbiamo riconosciuto i luoghi dove pochi giorni prima avevamo passeggiato in un clima di serenità e sensazione di grande sicurezza. A parte mia figlia, che avvertiva una strana inquietudine, sente un po' le cose, e fa qualche sogno premonitore. Impossibile da dimenticare, credo di pensarci quasi ogni giorno.

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    1. Oslo è una bellissima città, così come tutta la Norvegia.
      Ci sono stato 4 volte il secolo scorso.
      E lo spettacolo che ho visto in alcuni punti rende bene l'idea di come i norvegesi fossero del tutto impreparati a quello che sarebbe successo.
      Lo spettacolo parla di pregiudizi, codardia e anche incapacità di amare.

      Spero che tua figlia non perda mai il dono che ha, di empatia con gli altri e con il futuro.

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