domenica 28 giugno 2015

Georgy Kurasov



Tra Depero e il cubismo.

venerdì 26 giugno 2015

Article XIV

A proposito di corti supreme (nel post di ieri parlavo della nostra Corte Costituzionale) leggo adesso che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato il via libera a matrimoni fra persone dello stesso sesso in tutti i 50 Stati che compongono gli Stati Uniti. I nove giudici hanno stabilito che in base al Quattordicesimo emendamento della Costituzione americana – quello sull’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge – gli stati devono permettere a tutti i cittadini di sposarsi con chi vogliono e riconoscere i matrimoni gay celebrati fuori dai loro confini, mentre i divieti dei matrimoni gay sono incostituzionali.



Se amate la fantascienza riuscite adesso a immaginarvi la Corte Suprema degli Stati Uniti d'Europa che fa la stessa cosa nel nostro vecchio continente, rendendo così legale il matrimonio omosessuale anche in Italia, Grecia, Cipro e qualche altro simile paesucolo?

Lo so, nella frase precedente la parte fantascientifica non sono i matrimoni gay, bensì il fatto che esista una federazione di stati europei simile a quella americana. Lo so, io amo la fantascienza... a casa mia ci sono 305 libri di fantascienza :-)

giovedì 25 giugno 2015

Lieto fine

Nei giorni scorsi mi son trovato a ragionare tra me e me su alcune recenti sentenze della corte costituzionale. Nessun altro vicino a me si è mai trovato in sintonia con le mie elucubrazioni. Almeno fino ad oggi, quando ho letto su un blog dichiaratamente comunista quanto segue:
La Corte Costituzionale ormai è entrata in confusione al servizio della politica e non più istituzione garante del rispetto della costituzione. Alcuni esempi. Lo scorso anno dichiarò illegittima la legge elettorale in vigore da tre legislature, ma si affrettò a sancire la totale legittima del parlamento: abbiamo eletto un parlamento con una legge incostituzionale ma il parlamento stesso è costituzionale. Una confusione totale che nemmeno nel paese dei balocchi sussiste. Un mese e mezzo fa dichiarò incostituzionale il blocco dell'adeguamento delle pensioni messo in atto dal 2011 in poi e i giudici furono bastonati dalla politica che ha bellamente disatteso quella sentenza, come dire: le vostre sentenze contanto quanto il due di coppe quando briscola è spade. Ieri la Corte per evitare di essere bastonata e di vedere le proprie sentenze trattate come carta straccia ha emesso un altro verdetto che nemmeno nel paese dei balocchi sarebbe preso in considerazione: il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici è incostituzionale ma solo da oggi in poi. Ma la costituzione non è in vigore dal 1948? E allora perché un provvedimento incostituzionale lo diventa solo oggi e non quando è stato preso qualche anno fa?
Formamente è tutto corretto. La nostra costituzione afferma infatti che:
Quando la Corte dichiara l’illegittimità costituzionale di una norma di legge o di atto avente forza di legge, la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione.
Ma anche se "Contro le decisioni della Corte costituzionale non è ammessa alcuna impugnazione" (articolo 137) io rimango lo stesso sbalordito ed esterefatto. Forse alla soglia della vecchiaia mi rendo conto di essere solo un irriducibile comunista o forse idealista. Gaber direbbe che "forse sono io che faccio parte di una razza in estinzione". Il lieto fine ormai c'è solo nei telefilm anni '80.

sabato 20 giugno 2015

Stelio e altra gente di Pisa


Conosci
l'anima molle del cibo
e fai della vita
una ricerca continua
di bellezza.
E ogni spiraglio di vento
ha l'odore di vicoli,
di strade.



Più della metà della mia vita l'ho ormai vissuta a Pisa, che è ormai divenuta la mia città. Così come conoscevo molto bene la gente di Treviso, adesso comincio a riconoscere bene anche quella di Pisa. Per me è stato quindi naturale ieri sera partecipare alla presentazione di "Altra gente di Pisa" che ho visto essere molto simile alla "Gente di Treviso" che avevo già commentato in un altro blog ormai defunto.



Ieri sera ho meglio conosciuto un poeta pisano, Alessandro Scarpellini, con cui avevo avuto già a che fare in passato quando andavo a prendere in prestito alla biblioteca dei ragazzi i primi libri per le mie bimbe allora piccoline. E poi ho ammirato alcune dei ritratti che Enrico Fornaini ha dipinto di alcune persone di Pisa. La serata di ieri al cineclub Arsenale è stata una specie di incontro allargato di amici. Ci sono state letture di alcune poesie di Alessandro (uno dei lettori aveva una bellissima voce con un timbro molto caratteristico che mi ha affascinato non poco) intervallate da alcuni brani musicali cantati sempre da gente di Pisa o di Livorno. Molto sensuale è stato un fado eseguito da Maria Odette Rocha (purtroppo non ho avuto l'accortezza di registrarlo sul telefonino come ho invece fatto per uno dei brani eseguiti dal gruppo rock-blues dei Mundo) e la profonda voce nera di Martina Salsedo.



Il tutto avveniva mentre sullo sfondo scorrevano alcuni dei ritratti di Enrico che mi sono portato a casa acquistando, per pochi euro, il libro presentato. Alcuni di questi quadri li ho scansionati e riprodotti qui sotto insieme a qualche poesia.



Tetti,
ponti sospesi
fra il cielo e la terra.
E tu aspetti
nel silenzio del vicolo
l'apparizione
di una scia luminosa,
l'amore mille volte sognato,
la felicità desiderata
di rado sfiorata
in frammenti
di orme e pensieri.



Cammini
all'ombra dei dubbi
fra la silenziosa schiuma
del nulla.
Incespicando
nei labirinti dell'utopia,
pugno di polvere e luna.

La fortuna per te
è scarabocchio di stelle,
malinconia,
l'imprevisto di un sorriso,
sogno ribelle,
bramosia d'amore.

lunedì 15 giugno 2015

Déjà vu

Domenica scorsa nelle lande del Nord-Est, dove i capannoni industriali sono spesso riconvertiti in locali/pub/birrerie, Alberto ha festeggiato la sua seconda laurea (adesso 110 e lode in Storia, 30 anni fa in geologia) deliziandoci con le canzoni che così tanto a lui (e anche a me) piacciono. Quella che ha toccato di più le mie corde è stata Southern Man di Neil Young, ma quella che ho registrato sul telefonino è invece la chiusura della sua esibizione: Carry On di CSN & Young.



Dopo lo spettacolo abbiamo parlato di mostre, fotografi (Salgado e alcune sue foto come questa e questa e anche questa), cataloghi d'arte (i colori delle opere e i colori delle foto nei cataloghi), aziende che chiudono e ri-nascono, sindacati, eco-femminismo e anche degli amici e degli idoli di Alberto (lui è sicuramente politeista). Ma è tutto un po' velato dai ricordi annebbiati dalle birre bevute...

sabato 13 giugno 2015

sabato 6 giugno 2015

Orson Welles e la telefonata del lunedì

Il lunedì era un giorno pericoloso per chi aveva a che fare con Daniela. Già salendo le scale era possibile percepire dalla sua espressione l'aria che tirava e, quindi, era bene regolarsi di conseguenza. Ovvero non rivolgerle la parola, se non strettamente necessario, e, possibilmente, non invadere il suo spazio vitale che iniziava almeno a un metro dalla sua postazione. A chi non rispettava queste regole era riservato un suo "amichevole" ringhio. Questo non perché il lunedì fosse il primo giorno di lavoro della settimana, per Daniela l'Arsenale non era un lavoro, era la sua vita, bensì perché era il giorno in cui cadeva la temibile e temuta telefonata alla distribuzione di Firenze e in cui l'onnipotente distribuzione di Firenze decideva (e decide) il tuo destino: ti concederà per il fine settimana una prima visione proponibile o ti obbligherà a programmare il film che nessuno ha voluto? Così funziona in Toscana la distribuzione, prima mangiano i più forti e poi, se resta qualcosa, gli altri. E allora erano urla e strepiti, litigate furibonde che spesso si risolvevano in sconfitte piene di amarezza e umiliazione che Daniela mal digeriva. Questo il lunedì, ma già il martedì l'energia era tornata quella di sempre, la avvertivi salendo le scale, e la trovavi a ragionare del nuovo programma, del nuovo incontro, della nuova rassegna. Fra le tante cose che Daniela ci ha lasciato e che conserviamo gelosamente, la sua caparbietà è fra quelle più preziose, rialzarsi sempre anche quando le circostanze ti farebbero venire voglia di mollare. Il giorno che lasciò l'Arsenale per subire il primo intervento chirurgico, Daniela dette a tutti noi delle consegne, dettagliate e perentorie come sempre, e, insieme a queste, un desiderio, quello di celebrare in qualche modo uno dei suoi più amati autori di cinema, Orson Welles, di cui si ricorda quest'anno il centenario della nascita. Per la verità aveva anche in mente di dedicargli la tessera di quest'anno e chi l'ha convinta a non farlo ora si sente anche un po' in colpa. Da quel giorno Daniela non è più tornata e gli eventi hanno preso un corso così rapido quanto inesorabile che ci ha un po' travolto. Ci piacerebbe esaudire in modo più compiuto il suo desiderio dedicando, alla nostra riapertura autunnale, una rassegna ad Orson Welles. Un piccolo regalo, però, vogliamo farglielo in questo mese di giugno, che è anche il mese del suo compleanno, aprendo la stagione delle proiezioni estive del Giardino Scotto con un evento speciale ad ingresso gratuito: una serata Orson Welles, con la proiezione del suo film ritrovato Too Much Johnson accompagnato con musica dal vivo e, a seguire, il suo capolavoro Quarto potere. Too Much Johnson è un film rimasto incompiuto, probabilmente la prima pellicola diretta da Orson Welles nel 1938 che si pensava perduto. Il mediometraggio (66') è stato riscoperto nel 2008. Le bobine sono state ritrovate casualmente in un magazzino a Pordenone e il film, restaurato, è stato proiettato in prima mondiale il 9 ottobre 2013 alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone. Questo ci sembra il modo più appropriato per esaudire un desiderio espresso quel giorno che Daniela lasciò l'Arsenale. Quel giorno che lasciò l'Arsenale lei non sapeva che sarebbe stato l'ultimo e nemmeno lo sapevamo noi abituati ad associare indissolubilmente a lei quella sedia, quel tavolo, quel computer, abituati a vederla seduta alla sua postazione ogni volta che salivamo le scale, ogni giorno della settimana, ogni ora del giorno. Nessuno poteva immaginarlo. Per quelle strane, incredibili, imprevedibili coincidenze che a volte la vita ci riserva, il suo computer da quel giorno ha smesso di funzionare. Si sa che le macchine lo fanno, un giorno funzionano e il giorno dopo, quando meno te lo aspetti, smettono di funzionare. O forse non è stata una coincidenza, forse quel computer serviva da un'altra parte e forse c'è un posto dove quel computer continua a funzionare.

[Tratto dal programma Giugno 2015 dell'Arsenale]

giovedì 4 giugno 2015

Your five-year risk of dying is 2.8%



Questa è la risposta del test per valutare il mio rischio di morte a 5 anni.
Il test è proposto dalla rivista Lancet qui ed io ci sono arrivato da qui.
E voi 5 manzoniani lettori?

martedì 2 giugno 2015

PISA/NY on the street (Bikes@NewYork)



Ho visitato questa mostra e ne sono rimasto affascinato. Finalmente il Museo della Grafica riesce a organizzare una mostra ben fatta, ben curata e con addirittura un catalogo! Sembra una cosa normale, ma finora questa organizzazione universitaria non era mai a mio avviso riuscita a realizzare ciò. Si tratta di una mostra che mette a confronto fotografie scattate (da uno stesso gruppo di partecipanti) a Pisa e a New York. E poter vedere a colpo d'occhio le differenze e le analogie di stessi comportamenti sociali e naturali tra due luoghi così diversi tra di loro lascia esterefatti e piacevolmente sorpresi. E poi le fotografie sono proprio ben coostruite e anche ben stampate. Penso che la mia amica Ina sarebbe stata più che contenta se avesse partecipato a questa mostra e ritengo che il suo Milky Hudson non abbia nulla da invidiare alle foto di Carmassi e degli altri fotografi che ho oggi ammirato. Sia per la Ina, sia per i fotografi di oggi, vale lo stesso aspetto tecnico: una stampa ad alta qualita Fine Arte (Digigraphie® per la mostra di Pisa, Hahnemühle FineArt Baryta per la foto di Ina che ho appesa in sala a casa mia) fa la differenza sostanziale rispetto alle stampe su catalogo o alle relative scansioni che propongo qui sotto. Perciò il mio invito è sicuramente quello di andare a vedere dal vero queste opere al Palazzo Lanfranchi di Pisa prima del 28 giugno, data di chiusura della mostra.





Differenti/simili approcci per cibo e natura.





Nel mio immaginario New York non contemplava le biciclette.



Amo moltissimo il bianco e nero, però apprezzo anche il colore come ad esempio nel lungarno che si domina dal 2º piano di Palazzo Lanfranchi o nei vari tipi di fiori che una città provinciale offre lungo le proprie strade.

You Had Time




how can i go home
with nothing to say
i know you're going to look at me that way
and say what did you do out there
and what did you decide
you said you needed time
and you had time

you are a china shop
and i am a bull
you are really good food
and i am full
i guess everything is timing
i guess everything's been said
so i am coming home with an empty head

you'll say did they love you or what
i'll say they love what i do
the only one who really loves me is you
and you'll say girl did you kick some butt
and i'll say i don't really remember
but my fingers are sore
and my voice is too

you'll say it's really good to see you
you'll say i missed you horribly
you'll say let me carry that
give that to me
and you will take the heavy stuff
and you will drive the car
and i'll look out the window and make jokes
about the way things are

how can i go home
with nothing to say
i know you're going to look at me that way
and say what did you do out there
and what did you decide
you said you needed time
and you had time

lunedì 1 giugno 2015

Stagioni

Ieri ho concluso la primavera andando a votare insieme ad altre 85,000 persone.
Oggi comincio l'estate sotto l'ombrellone di Christoph Niemann.