giovedì 14 maggio 2015

Disgusto

Poco più di un mese fa molti mi hanno detto che bisogna comunque votare.

Oggi leggo questo articolo "Fecondazione, in 11 anni 33 sentenze sulla legge 40" e mi domando cosa ci stanno a fare i nostri eletti in parlamento. Sono di un pessimismo nero che più nero non si può. Una volta non credevo alle chiacchere di quelli che dicevano che la politica è solo un magna-magna, che i parlamentari sono lì non per rappresentare il popolo ma solo per potere, ma adesso sto decisamente cambiando idea.

La gestazione dell'Italicum, fotocopia di quella legge dichiarata incostituzionale e che ha permesso l'elezione dell'attuale (ma per me incostituzionale) parlamento, ne è una prova. Lo stesso posso dire per le porcate che stanno facendo con la revisione della Costituzione. Sono partiti dal fatto che la politica costa troppo e stanno stravolgendo ls nostra Carta, quando invece bastava semplicemente cambiare il secondo comma di due articoli (il 56 e 57) da così:
Il numero dei deputati è di seicentotrenta, dodici dei quali eletti nella circoscrizione Estero.

Il numero dei senatori elettivi è di trecentoquindici, sei dei quali eletti nella circoscrizione Estero.
a cosi:
Il numero dei deputati è di trecentoquindici, sei dei quali eletti nella circoscrizione Estero.

Il numero dei senatori elettivi è di centocinquantotto, tre dei quali eletti nella circoscrizione Estero.
Sono veramente rimasto schifato dalle varie leggi elettorali, dalla legge 40 sulla fecondazione che ho citato all'inizio, dagli ignobili giochi di potere a cui ho assistito in diretta durante le elezioni comunali di due anni fa, ...

Un mese fa mi chiedevo "Dov'è la politica?" ma nessuno dei pochi miei lettori mi ha veramente risposto. E soprattutto non ho visto mobilitarsi il Parlamento e adottare a spron battente una legge contro la tortura. Tutto è rimasto esattamente come era. Immobilismo totale. La realtà è che non esiste politica in Italia, ma solamente potere (e non parliamo poi della Barbara Spinelli...).

9 commenti:

  1. Come si fa a non darti ragione. Hai ragione. Disgusto, schifezze, giocare con la Costituzione. Con la nostra Costituzione... che è molto bella, ben concepita e soprattutto ha previsto gli imbecilli di ora.
    Ma votare il mio disgusto ci vado . In qualche modo .. voterò!! Il voto è un diritto , se non lo esercito è come dire potete togliermelo. E non voglio che avvenga.

    RispondiElimina
  2. Beh, allora perché non ti candidi? Cosa ti trattiene dal metterti in gioco direttamente? Non capisco chi critica tutti senza far differenze, buttando tutto in un unico calderone, senza poi far nulla per cambiare le cose. Io non ho le capacità di far politica e ringrazio chi è disposto a candidarsi al posto mio, poi cerco di scegliere al meglio: persone valide che hanno voglia di impegnarsi, in queste liste, ce ne sono. Però nel mio piccolo mi do da fare in altri campi, ad esempio qui al lavoro (sono nella RSU e cerco di dare il mio minuscolo contributo alla trasparenza). Si fa presto a lamentarsi, molto più difficile è cercare di cambiare davvero le cose mettendoci la faccia. Modificare le cose dall'interno è molto più difficile di quanto si creda ma non dobbiamo smettere di provarci. Chi rinuncia al voto rinuncia alla speranza di cambiamento e, a mio parere, perde ogni diritto di lamentarsi.

    RispondiElimina
  3. Io so fare bene il mio lavoro, ma sono assolutamente negato per la falegnameria o l'idraulica. Nonostante ciò se un falegname non mi installa degli infissi che non chiudono bene oppure se un idraulico non mi ripara a dovere lo scarico di un lavandino rivendico il mio diritto di criticare il loro lavoro senza necessariamente doverlo andare a rifare io stesso (lo farei sicuramente peggio).

    Rivendico il mio diritto alla critica.

    Diciamo che vedo pochissimi buoni falegnami e idraulici. Ci vuole passione per fare bene quel lavoro. E io vedo invece solo tanta voglia di potere e successo che, a mio avviso, sono assolutamente deleterie per una politica che è al servizio degli altri.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Conosco personalmente due candidati a queste elezioni e so per certo che sono motivati, onesti, pieni di voglia di fare. A loro darò la mia fiducia senza pensarci due volte e non mi arrabbierò se non riusciranno a cambiare il mondo perché la politica si fa tutti insieme (non è come fare l'ideaulico, caro Dario, dove ognuno decide per sé - a meno che non ti piacciano gli one-man-show) e non sempre si riesce a innescare un cambiamento. Ad ogni modo, l'alternativa che mi proponi qual è? Lascio che gli altri decidano al posto mio? No, grazie. Tu fa' come meglio credi, democrazia è anche questo.

      Elimina
  4. Fare politica non dovrebbe essere inteso come un mestiere o una professione, tipo idraulico o muratore. Direi che avere cominciato a intenderlo così è una delle conseguenze, ma soprattutto e anche una delle principali cause della degenerazione attuale della politica istituzionale. Ci sono persone che se smettessero di essere capo di qualcosa, in politica, sarebbero senza lavoro, anche se magari e a seconda dei casi, con una qualche pensione. Sarebbero senza lavoro, cioè senza identità sociale, non necessariamente senza soldi. Non dovrebbe accadere. Si dovrebbe fare il politico a tempo determinato, poi tornare nel mondo del lavoro e delle professioni. Spesso le scelte del singolo, se politico di professione, sono per auto-mantenimento. Per essere liberi, invece, non si deve essere ricattabili. Cioè se io sono, per dire, un sindaco del partito X, devo poter dissentire e dimettermi sapendo che posso andare a fare un'altra cosa, nel mondo, al di fuori delle istituzioni.

    RispondiElimina
  5. Aggiungo un secondo commento. Fare politica non è una questione di tecnica ma di idee e di disponibilità a mettersi in gioco e a confrontarsi. Si può fare politica istituzionale (sindaco, assessore, deputato, segretario di partito, presidente di circoscrizione eccetera) o civile, nel mondo, ognuno per la sua parte. Nel secondo caso come cittadini, prendendo la parola, battendosi contro un'ingiustizia che riguarda noi stessi o atri, diffondendo, ma anche cercando di testimoniare con l'esempio, un'idea del mondo e della vita legata alle proprie convinzioni ideali. Esponendosi c'è il rischio di sbagliare, come è successo a me un paio di anni fa accettando, sia pure come indipendente, una proposta di partecipazione politica istituzionale che non mi si confaceva. Se potessi tornare indietro di sicuro deciderei diversamente da allora; tuttavia anche quell'errore mi è servito e lo spirito che lo animava lo sento ancora mio. E' lo spirito dell'avere fiducia negli altri e del lasciarsi andare al rischio dell'errore e della delusione. Io voterò sempre e non rinuncerò mai a esercitare questo diritto, anche se so che non basta. Questa volta sceglierò una delle diverse persone in gamba che fanno parte di una lista di sinistra non certo maggioritaria.

    RispondiElimina
  6. Aggiungo solo una cosa: nessun consigliere comunale o regionale fa di mestiere solo il politico. Sono tutte persone che nella vita si dedicano ad altre attività e, per un certo periodo, si dedicano ANCHE alla politica, quindi il tuo paragone non è calzante. Poi si, è vero, c'è anche chi si candida per egocentrismo, smania di potere, arrivismo o tornaconto personale, ma sta al cittadino prendere informazioni sui candidati (oggi, con internet, non è certo difficile) e selezionare con cura al momento dl voto. Fare di tutta l'erba un fascio è una soluzione semplice e poco dispendiosa: per informarsi, infatti, occorrono tempo ed energia. Forse siamo tutti diventati un po' troppo pigri.

    RispondiElimina
  7. I nostri commenti si sono incrociati :-)
    Purtroppo i tempi di attesa dei blog, se moderati, non consentono il botta e risposta diretto come su altri strumenti social. Il concetto che volevo esprimere è esattamente sulla stessa linea d'onda.

    RispondiElimina
  8. Sono passati neanche sei mesi da maggio e qualche giorno fa la Corte Costituzionale ha dato una altra picconata alla legge 40. Adesso finalmente è quasi completamente smantellata.

    Il nostro parlamento, eletto attraverso una legge incostituzionale, è invece ancora al suo posto e sta proprio cambiando la costituzione.

    Per fortuna i primi che hanno scritto la Costituzione, quella vera subito dopo la guerra, hanno pensato ad un organo come la Corte Costituzionale. Chissà dove saremmo altrimenti adesso.

    RispondiElimina