Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.
In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.
Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.
It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.
(William Ernest Henley, 1857)
In italiano quel bel titolo di quel bel film è stato tradotto male, stravolgendone il senso. Invictus non è "invincibile", ma invitto, non vinto. Un uomo che sta in galera per così tanti anni non si può considerare un vincente o un invincibile; ma si può dire, però, che anche quando era in prigione, dunque perdente, sconfitto, il suo cuore e il suo pensiero non sono stato vinti mai, né dagli uomini né dalla paura.
RispondiElimina"Io sono il padrone del mio destino
RispondiEliminaIo sono il capitano della mia anima"